Dopo aver prorogato lo stato d’emergenza nazionale per altri sei mesi, le forze armate del Myanmar hanno sottoposto diverse aree del Paese alla legge marziale. Ad annunciarlo è stata l’emittente televisiva di Stato “Mrtv”, che ha rilasciato una dichiarazione del segretario del Consiglio per l’amministrazione dello Stato (SAC, il governo militare), Aung Lin Dwe, secondo cui la legge marziale è stata imposta a 37 municipalità di otto dei quattordici Stati e regioni del Myanmar. Undici delle municipalità interessate dal provvedimento si trovano nella regione di Sagaing e sette nello stato Chin, teatro dei combattimenti più aspri tra l’Esercito e le milizie etniche.
Il ruolo dell’ASEAN
Mentre la guerra tra esercito e milizie continua, alcune delle quali alleate dalla People Defence Force, le forze armate della difesa popolare formate dalla maggioranza Bamar addestrate da alcune minoranze etniche tra le quali i Karen (KNLA) e i Kachin (KIA), l’ASEAN è tornata sul punto Myanmar. Il conflitto nel Paese è stato l’argomento principale della prima riunione dell’anno dei ministri degli Esteri dell’ASEAN a Jakarta. Il blocco sta spingendo “per un dialogo inclusivo tra tutte le parti interessate in Myanmar” ha detto Retno Marsudi, il ministro degli Esteri dell’Indonesia – alla quale quest’anno spetta la presidenza del blocco – e che ha parlato successivamente all’apertura della riunione regionale, dalla quale i vertici del Tatmadaw, l’esercito birmano, sono stati esclusi fin dall’inizio del golpe. Il piano dei “5 punti” promosso dall’ASEAN, che prevede la cessazione del conflitto e l’apertura del dialogo, è rimasto inattuato e Retno ha invitato a proseguire la via degli aiuti umanitari.
Anche il presidente indonesiano, Joko Widodo, è intervenuto sul tema: sembra che abbia in programma di inviare un generale per parlare con i militari birmani e favorire la transizione democratica.
Due anni dal golpe
Mercoledì si è celebrato il secondo anniversario dal colpo di stato del primo febbraio 2021, quando le forze armate hanno spodestato il governo in carica democraticamente eletto (la Lega Nazionale per la Democrazia, NDL) che l’8 novembre 2020 aveva vinto le elezioni. Durante la giornata dell’anniversario ha regnato il silenzio in diverse città del Paese, tra cui Yangon: migliaia di birmani sono rimasti a casa e non sono andati al lavoro, come simbolo di protesta contro i militari. Le strade deserte e i negozi chiusi hanno rappresentato il profondo malcontento popolare che stanno vivendo i cittadini, vittime nel proprio Paese.
Sono passati due anni dal golpe che ha segnato una nuova era per il Paese del Sudest asiatico dilaniato dalla guerra. Sono passati due anni di lotta, di resistenza, di coraggio. Due anni di manifestazioni e di scioperi silenziosi. Due anni di morte, di bombe e di fame che dilaga. Due anni da quando i militari hanno ripreso il potere e hanno reso il futuro del Paese sempre più buio.