Plusvalenze fittizie, ecco quali novità sono in arrivo per le squadre di calcio. La questione delle plusvalenze è approdata in Senato dove si sta discutendo degli emendamenti al decreto Milleproroghe. Nel decreto presentato dal ministero dell’Economia, cambia la disciplina dell’articolo 86 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), come ne aveva già parlato pochi giorni fa Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia. “Non credo che lo Stato possa in qualche modo riconoscere l’esistenza di plusvalenze fittizie – aveva assicurato Giorgetti – Plusvalenza è una bellissima cosa, per carità, ma quando diventa deliberatamente artefatta, lo Stato deve mettere mano ed evitare che questo accada”. Sul testo dell’emendamento al decreto Milleproroghe che è stato presentato al Senato e sul quale l’Aula dovrà dare l’ok definitivo martedì 7 febbraio, hanno presentato obiezioni sia il Partito democratico che il Movimento 5 Stelle.
Plusvalenze fittizie quali novità in arrivo per le società di calcio?
La questione che si sta dibattendo al Senato nel decreto “Milleproroghe” è quella delle plusvalenze fittizie delle società sportive professionistiche e, soprattutto, di quelle del calcio. L’emendamento presentato dal ministero dell’Economia prevede una stretta consistente nella possibilità di dilazione alle plusvalenze sui beni – in questo caso, quest’ultimi costituiti dai cartellini dei calciatori – da mantenere in proprietà per un periodo di 3 anni, purché siano accompagnate da un effettivo trasferimento di denaro tra le società che operano sul mercato. La norma, dunque, che andrebbe a modificare l’articolo 86 del Testo unico sulle imposte sui redditi, comporta la suddivisione dei trasferimenti in due casistiche: la prima riguarda la cessione dei giocatori dietro corrispettivo del quale una parte, quello trasferito in denaro dalle società, è sottoposta a rateizzazione per annualità di uguale valore, mentre la parte restante dovrà concorrere alla formazione del reddito nell’esercizio nel quale si sia realizzata la vendita. Ma la parte più consistente della norma è quella relativa alla rateizzazione e al regime di favore di cui godono le società sportive e, in particolare, quelle di calcio. L’attuale dettato normativo prevede, infatti, che le società sportive abbiano una deroga a questa norma generale e possano ricorrere alla dilazione anche quando il giocatore rimane per un solo anno nella nuova proprietà, mentre per le aziende che operano al di fuori del calcio, il “bene”, che in questo caso non è il cartellino del giocatore, deve essere mantenuto in portafoglio per non meno di 3 anni per avere accesso alla dilazione.
Stop al regime di favore per le società di calcio che cambiano giocatori più velocemente
È dunque proprio il regime di favore di cui godono le società calcistiche e del professionismo sportivo in generale, la parte che la norma del ministero dell’Economia intende cambiare. La ragione della differenziazione di trattamento tra i cartellini dei giocatori, che danno luogo alla plusvalenza, e la totalità dei beni presenti nella generalità delle altre tipologie di società, nell’attuale compromesso nasce dal fatto che i giocatori in genere cambiano squadra più velocemente di quanto un’azienda cambi, ad esempio, un macchinario. L’emendamento, dunque, va a eliminare questa disparità di trattamento a favore delle società calcistiche e dello sport professionistico, allineandone la disciplina rispetto a quella generale e richiedendo che per la dilazione della plusvalenza si aspettino non meno di tre anni. Gli effetti della nuova norma andrebbero a stringere il campo di applicazione delle plusvalenze, con maggiore impatto per le plusvalenze fittizie che, in alcuni casi, hanno aggiustato i conti in bilancio senza che ci sia stato un effettivo trasferimento di denaro tra le società. Dalla nuova norma, in definitiva, nasce un nuovo regime al quale le società di calcio saranno assoggettate: da una parte, il Fisco è più leggero per la quota del giocatore trasferito e per il quale ci sia stato trasferimento effettivo di denaro purché si rispetti la regola dei 3 anni. Dall’altra, per i trasferimenti che producono dati in bilancio senza che ci sia stato un effettivo trasferimento di denaro, non ci sarà possibilità di ricorrere alle plusvalenze fittizie: le società di calcio saranno obbligate all’iscrizione della quota in bilancio nell’anno in cui si verificano, con conseguente carico di imposte alla società. La norma sicuramente disciplinerà i bilanci delle società calcistiche in futuro: se non dovesse passare come emendamento al decreto Milleproroghe martedì prossimo, il ministero dell’Economia ha già fatto sapere che riproporrà la stessa norma nel prossimo provvedimento utile.