La Guardia Costiera ha soccorso un nuovo barcone di migranti a largo di Malta con otto morti a bordo. La motovedetta sta per arrivare a Lampedusa (dov’era diretto lo stesso barcone). Una settantina le persone tratte in salvo, tutte di origine nordafricane. Tra le vittime ci sarebbero anche tre donne, una delle quali incinta. Poco prima erano state soccorse dalle motovedette della Capitaneria e della Guardia di finanza altre due imbarcazioni con a bordo complessivamente 75 persone. Sul primo natante, con 37 persone originarie di Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea e Senegal, anche 14 donne, una delle quali incinta, e un minore.

Migranti tratti in salvo su un barcone a largo di Malta, tra i morti una donna incinta

Fra gli 8 cadaveri trovati sul barcone anche quelli di tre donne, una delle quali incinta. Tra i migranti salvati, che dovrebbero essere 46, anche due donne in attesa. Secondo quanto raccontato dai migranti soccorsi, ci sarebbero anche due dispersi. I superstiti hanno riferito che sul barcone c’era una donna con il suo neonato di 4 mesi che, a causa del freddo, è morto durante il viaggio e la madre, per disperazione, lo ha gettato in mare. Un uomo si sarebbe tuffato in acqua sperando di recuperare il corpo del neonato, ma sarebbe annegato fra le onde. Anche la madre del piccolo è morta poche ore dopo aver gettato in acqua il suo bambino. Ed il suo cadavere, così come quello degli altri sette compagni di viaggio, è stato lasciato all’interno dello scafo. “Rivolgo un appello al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il Governo non ci lasci da soli a gestire quest’immane tragedia. Aiutateci, in questo modo non riusciamo più a gestire”, ha detto il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, mentre sta raggiungendo molo Favarolo dove fra meno di un’ora arriverà l’imbarcazione della Guardia costiera con i migranti. 

Consiglio d’Europa: Italia ritiri decreto sulle ong

E mentre le stragi in mare continuano a mietere vittime, l’Europa interviene sulla questione migranti in Italia. Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, in una lettera inviata al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il 26 gennaio afferma:”Il governo italiano deve considerare la possibilità di ritirare il decreto legge sulle Ong oppure adottare durante il dibattito parlamentare tutte le modifiche necessarie “per assicurare che il testo sia pienamente conforme agli obblighi del Paese in materia di diritti umani e di diritto internazionale”. Mijatovic afferma di “essere preoccupata che alcune delle regole contenute nel decreto ostacolino la fornitura di assistenza salvavita da parte delle Ong nel Mediterraneo centrale”. In particolare, secondo la commissaria, le disposizioni del decreto, prevedendo che le navi debbano raggiungere senza indugio il porto assegnato per lo sbarco di chi è stato salvato, “come già accaduto impedisca alle Ong di effettuare salvataggi multipli in mare, costringendole a ignorare altre richieste di soccorso nell’area se hanno già delle persone a bordo”. Secondo la Mijatovic, dunque, “rispettando questa disposizione, i comandanti delle Ong verrebbero di fatto meno ai loro obblighi di salvataggio sanciti dal diritto internazionale”. Pronta la risposta del governo italiano secondo il quale “i timori espressi dalla commissaria dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, per le conseguenze che il decreto sulle Ong potrebbe avere sulla loro capacità di salvare vite nel Mediterraneo e sulle persone salvate sono infondati”.Il decreto Piantedosi, si ricorda, impone di fare rotta “senza ritardo” verso il porto assegnato dopo l’intervento di salvataggio iniziale.