Un semplice orologio connette la guerra in Ucraina, il Covid-19 e l’emergenza climatica. Il ticchettio è quello del Doomsday Clock, l’Orologio dell’Apocalisse. Che conta quanto tempo manca alla catastrofe. E quest’anno le lancette si sono avvicinate all’ora zero.
90 secondi all’inevitabile, fra pandemie e guerra in Ucraina
Mancano solo 90 secondi all’inevitabile. L’idea di questo segnatempo è della rivista Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago e, dal 1947, segna i minuti che separano l’umanità dalla mezzanotte. Adesso siamo alle 23:58 e 30 secondi, aggiornando un timer inalterato dal 2020, mai così vicino alla scadenza. I motivi: la crisi climatica, i rischi biologici riportati in cima all’agenda post-covid19. Ma soprattutto la guerra in Ucraina, il conseguente rifornimento di armi provenienti dall’occidente, le battaglie che la Federazione russa ha portato vicino ai reattori nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia. Da reattore ad armamento nucleare il passo è breve, il timore crescente. L’opzione infatti sembra sempre più plausibile sul tavolo dei vari potenti del mondo. Soprattutto se il conflitto internazionale dovesse superare i confini dell’Ucraina. L’ipotesi di una terza guerra mondiale è stata sollevata dal ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto che ha ribadito come se le forze russe dovessero raggiungere Kyiv, allora il conflitto bellico sarebbe di caratura mondiale.
Se si superano i confini dell’Ucraina, sarà guerra mondiale?
Sul campo, ad aggravare la situazione, le minacce russe dopo la promessa americana di una nuova fornitura di missili a lungo raggio che – tuona il Cremlino – “aggraveranno l’escalation”. E a proposito di missili, i nuovi Kinzal sovietici, mai ancora utilizzati sul campo, possono essere armati con una testata nucleare. Il tutto senza considerare che anche la Nato con il programma Nuclear sharing, andrà a sostituire gli arsenali nucleari presenti nei Paesi membri con nuove bombe: Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia e Italia ospiteranno questi ordigni, potenti fino a 5 volte quella sganciata su Hiroshima. Per quanto riguarda il nostro Paese, le basi sono quelle di Ghedi e Aviano, rispettivamente in provincia di Brescia e Pordenone. Sarebbe da considerare inoltre, come nel nostro programma a sostegno dell’Ucraina non sia considerato anche un minimo di difesa nazionale: se davvero fossimo prossimi ad uno scontro mondiale, davvero potrebbero poco contro vettori supersonici le sparute batterie antimissile SampT di produzione italo-francese a nostra disposizione. Nel frattempo, l’apocalittico orologio continua la sua corsa.