Carenza lavoratori stagionali. La scorsa estate si è parlato molto della mancanza di lavoratori e lavoratrici stagionali, persone impiegate in lavori legati alla bella stagione, dalla ristorazione ai servizi alberghieri e turistici, fino all’agricoltura. Nel settore turistico-ricettivo, la principale organizzazione del settore, Federalberghi, ha stimato che l’anno scorso siano mancati all’appello 300mila lavoratori.

Carenza lavoratori stagionali, parla Giovanni Cafagna

Giovanni Cafagna, presidente dell’Associazione nazionale lavoratori stagionali, è intervenuto sul tema ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi e Emanuela Valente su Radio Cusano Campus:

“Le imprese stanno cercando affannosamente personale, ma non ci sono gli strumenti per cercarli. I lavoratori stagionali sono pressoché tutti impiegati, hanno una soluzione fissa da anni. Rimangono quelle figure che in genere venivano da fuori del territorio turistico e che oggi non sono a sufficienza. Alcune aziende sono letteralmente disperate perché non sanno come iniziare la stagione. Parliamo del 30-40% di aziende che non sono capaci di avviare un’attività turistica perché non sono capaci di mantenere il personale, di valorizzarlo, di pagarlo nel modo giusto. Queste aziende fortunatamente verranno fatte fuori dal mercato turistico e spero che vengano rimpiazzate da aziende più serie”.

Pesano Naspi e Covid

Cafagna ha spiegato che la riforma della Naspi del 2015 e il Covid hanno influito sulla carenza di lavoratori nel settore:

“Chi lavora 6 mesi prende solo 3 mesi di sussidio, mentre fino al 2015 eravamo coperti tutto l’inverno. Perciò quando i lavoratori stagionali trovano un posto fisso abbandonano il lavoro stagionale e ogni anno i professionisti in questo settore sono sempre meno. Parliamo di bambini, di cuochi e di camerieri”.