Interrogatori brutali, sevizie, torture, minacce di stupro, fucilazioni: sarebbero solo alcuni dei crimini compiuti dalle truppe russe in Ucraina, secondo quanto riferito da un ex ufficiale intervistato dalla Bbc. Konstantin Vladimirovich Yefremov, questo il nome dell’uomo, è stato a capo di un’unità di smistamento della 42esima divisione fucilieri, prima di disertare. Ora, ritenuto un traditore dal Cremlino, ha deciso di raccontare al mondo la sua versione dell'”operazione speciale” di Putin; versione che, se confermata, si affiancherebbe alle numerose denunce raccolte e documentate dai Tribunali ucraini e dalle organizzazioni internazionali impegnate sul territorio.

Ex ufficiale russo intervistato dalla Bbc: la sua versione dei fatti

Questa volta i racconti sulle presunte atrocità commesse nel corso del conflitto da parte delle truppe russe non arrivano da Kiev, ma direttamente dalla Russia. A raccontarle, ai microfoni della Bbc, è stato l’ex ufficiale Konstantin Yefremov, intervistato dal giornalista Steve Rosenberg dopo essere stato etichettato come “disertore” e “traditore” dal Cremlino. Si tratta di un ex alto graduato di Putin, arrivato in Crimea – la penisola ucraina annessa alla Russia – il 10 febbraio 2022 al comando di un’unità di smistamento della 42esima divisione fucilieri. Qui, secondo fonti governative, avrebbe dovuto prendere parte, insieme alla sua squadra, ad “esercitazioni militari”. “All’epoca – racconta ora – nessuno credeva che ci sarebbe stata la guerra. Tutti pensavamo che fosse solo un’esercitazione. Sono sicuro che nemmeno gli ufficiali lo sapevano”.

Nella lunga intervista, Yefremov ricorda di aver visto le truppe russe apporre segni di identificazione sulle loro uniformi e dipingere la lettera “Z” su attrezzature e veicoli militari: quella che, per il ministro della Difesa, starebbe per “Za pobedu”, “Per la vittoria”, diventata il simbolo per eccellenza dell'”operazione speciale” di Putin. Da lì in poi avrebbe assistito a torture, minacce di stupro nel corso degli interrogatori, fucilazioni. “Un giorno ci furono portati tre prigionieri. Uno di loro ha ammesso di essere un cecchino. Sentendo questo, il colonnello russo ha perso la testa. Lo ha colpito, ha tirato giù i pantaloni dell’ucraino e gli ha chiesto se fosse sposato. ‘Sì’, ha risposto il prigioniero. ‘Allora qualcuno mi porti uno straccio. Ti trasformeremo in una ragazza e invieremo il video a tua moglie'”.

Un’altra volta, lo stesso colonnello avrebbe chiesto a un prigioniero di nominare tutti i nazionalisti ucraini della sua unità. “L’ucraino non ha capito la domanda – racconta Yefremov -. Ha risposto che i soldati erano fanteria navale delle forze armate ucraine. Per quella risposta gli hanno fatto saltare alcuni denti”. Stando alla sua testimonianza, il prigioniero aveva una benda sugli occhi. “Il colonnello gli ha puntato una pistola alla fronte e ha detto: ‘Conto fino a tre e poi ti sparo in testa’. Ha contato e poi ha sparato solo al lato della sua testa, da entrambi i lati. Poi ha iniziato a urlargli contro. Ho detto: ‘Compagno colonnello, non può sentirti, lo hai reso sordo'”.

Sono solo alcuni degli atroci racconti fatti dell’ex ufficiale. Nella regione di Zaporizhzhia, a Melitopol, “gli interrogatori, le torture, sono continuati per circa una settimana – ha detto -. Ogni giorno, di notte, a volte due volte al giorno”. Lì, secondo l’uomo, le truppe russe avrebbero anche saccheggiato gli ucraini: “Soldati e ufficiali prendevano tutto quello che potevano. Hanno frugato tutti gli edifici. Un soldato ha portato via un tosaerba, dicendo con orgoglio: ‘Lo porterò a casa e taglierò l’erba vicino alla nostra caserma’”. Alla fine di maggio, tornato in Cecenia, l’ufficiale ha deciso di dimettersi ed è stato minacciato e licenziato. È stato un gruppo russo per i diritti umani a permettergli di lasciare il Paese. “Chiedo scusa all’intera Nazione ucraina per essere venuta a casa loro come ospite non invitato con un’arma in mano […]. Non posso perdonare me stesso, quindi non posso aspettarmi che mi perdonino”, dice oggi.