Dopo la Tigre della Tasmania e il Mammut lanoso, una società di biotecnologia americana vuole riportare in vita il Dodo, l’azienda, sta infatti provando a sequenziare il suo Dna antico e ad unirlo a quello di un particolare piccione, in modo da creare una specie ibrida capace di vivere anche ai giorni nostri.
“Siamo nel pieno di una crisi di estinzione ed è nostra responsabilità avvicinare le persone al tema”, ha sottolineato alla Cnn Beth Shapiro, paleogenetista di Colossal Biosciences e docente di biologia evolutiva a Santa Cruz, in California.
L’azienda è nata da un’idea dell’imprenditore Ben Lamm e del genetista George Church che dopo gli studi sul Mammut lanoso e il Tilacino ha deciso di dedicarsi al Dodo. Il sequenziamento del genoma antico grazie a fossili rinvenuti in Danimarca è già stato completato e il prossimo passo ora sarà confrontare il Dna con quello di alcune specie della famiglia dei piccioni.
Shapiro ne ha individuate due in particolare che potrebbero essere perfettamente compatibili. Si tratta del Nicobare e del solitario Rodrigues, gigantesco uccello incapace di volare che viveva sulle Mauritius.
Il recupero, come hanno sottolineato gli esperti, sarà complesso e delicato. Si procederà per prima cosa con la rimozione di gemme primordiali dalle cellule di un uovo fossile, per passare in seguito alla coltivazione in laboratorio e alla modifica con i tratti genetici desiderati.
Shapiro inietterà le cellule ibride in un ulteriore uovo allo stesso stadio di sviluppo e attenderà i risultati. “Anche in caso di successo, non avremo mai un dodo identico a quello che visse 400 anni fa”, ha spiegato la dottoressa, che ha parlato invece di un “ibrido alterato”.
Società americana vuole riportare in vita il Dodo: perché si è estinto?
Il Dodo è scomparso dall’isola Mauritius dove viveva, a causa di un habitat reso inospitale dai colonizzatori europei. L’uccello grigio-blu poteva pesare fino a 15 chili e aveva un caratteristico becco ricurvo. Si nutriva essenzialmente di frutta e trovandosi in un ambiente molto confortevole, cioè con pochi predatori, molto cibo e un ottimo clima non doveva migrare e perciò aveva perso l’abilità di volare nella sua evoluzione. Con l’introduzione di specie non autoctone da parte dell’uomo, oltre a minacciare la sua esistenza perché predatori hanno anche impoverito le sue fonti di nutrimento fino a provocarne l’estinzione.
Gli studi hanno inoltre permesso di sfatare alcuni falsi miti storicamente ricorrenti per descrivere il singolare uccello delle Mauritius. Shapiro e il suo team hanno scoperto che il Dodo non era sgraziato e grasso come si pensava, ma assai agile nonostante le sue dimensioni, era infatti alto circa 70 centimetri e poteva pesare fino a 18 chilogrammi.
Secondo gli storici gli europei incontrarono i Dodo nel 1507 e circa 150 anni dopo, nel 1681, erano già estinti. I Mammut, per fare un altro esempio, si sono estinti circa 4.000 anni fa sull’isola di Wrangel, al largo della costa nord-orientale della Russia e l’ultimo Tilacino o Tigre della Tasmania conosciuto è morto in uno zoo della Tasmania nel 1936. Gli scienziati sono prò stati in grado di sequenziare i genomi di tutte e tre le specie: quello del Mammut nel 2015, quello del Dodo già nel 2016 e quello del Tilacino nel 2018.
Migliorare la tecnica potrebbe evitare l’estinzione di altre specie
Il recupero del Dodo ha anche un altro scopo. Beth Shapiro spera infatti che con un miglioramento della tecnica sia possibile salvare specie ancora viventi che sono a rischio.
Gli scienziati intendono utilizzare la biologia sintetica per aiutare gli uccelli ad adattarsi al cambiamento climatico e ai nuovi habitat. O a renderli immuni a particolari malattie.
Sebbene il mondo scientifico abbia accolto con entusiasmo il nuovo studio, non mancano però le critiche. Ambientalisti e docenti di altre università, tra cui Julian Hume del Museo di Storia Naturale di Londra, preferirebbero destinare queste somme di denaro alla ricerca o alla protezione diretta delle specie a rischio.
A oggi Colossal Biosciences ha ricevuto un totale di 225 milioni di dollari, 150 dei quali soltanto Martedì scorso e fra i finanziatori figurano anche star internazionali come Paris Hilton e i fratelli Liam e Chris Hemsworh. Tali cifre potrebbero salvare circa 400 specie di uccelli, ma anche piante, attualmente in via di estinzione.