Zelensky ospite a Sanremo? La notizia della partecipazione in videoconferenza del leader ucraino al Festival ha alzato, negli scorsi giorni, un vero e proprio polverone, sia in politica – tanto a destra quanto a sinistra, ma anche tra i cittadini. Sono in tanti, infatti, a considerare la sua apparizione televisiva fuori luogo, tanto che la petizione lanciata online da Byoblu “contro la militarizzazione del Festival di Sanremo” avrebbe già raccolto oltre 80mila firme. A tornare sulla questione, molto dibattuta, è stato ora anche l’amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi.
Zelensky ospite a Sanremo: una scelta che divide
“Da un lato c’è la questione della libertà di espressione, un presidente che vuole far sentire la sua voce, e tutti noi siamo con lui e con l’Ucraina. La Rai deve fare le sue scelte e da editore non voglio mettere becco. Dall’altra c’è il mio essere cittadino che paga il canone e non riesco a non essere trasparente: a me che Zelensky intervenga a Sanremo con tutto quello che si deve dire a favore dell’Ucraina e della situazione che stanno vivendo, non fa piacere. Mi sembra una ricerca di visibilità che a me un pochino turba, preferirei di no”. Sono queste le parole di Pier Silvio Berlusconi, intercettate dai microfoni dell’Ansa nel corso di una conferenza stampa sui progetti nel digitale di Mediaset.
“Tu mi dici: ma la Rai cosa deve fare? Io non ti posso dire da editore che non deve farlo andare in onda, onestamente no. Sarebbe come se noi bloccassimo tutte le cose che ci sembrano un po’ al limite nei programmi che vanno in onda. Ma da cittadino c’è un conflitto in ballo, si parla di morti: cosa c’entra Sanremo?“, ha aggiunto l’amministratore delegato di Mediaset. “Non abbiamo alcuna intenzione di fare ‘controprogrammazione’ al Festival di Sanremo: evitiamo dopo molti anni il disarmo assoluto. Abbiamo visto che durante i mondiali in Qatar i nostri ricavi non ne hanno risentito e abbiamo deciso di mantenere una settimana a prezzo normale e non scontato per la pubblicità”.
Non è una voce fuori dal coro, la sua. In tanti, negli scorsi giorni, hanno espresso un certo malumore per l’intervento di Zelensky a Sanremo. Tutto è iniziato quando Amadeus, direttore artistico del Festival, ha annunciato che il premier ucraino avrebbe partecipato come ospite all’ultima serata, in programma per l’11 febbraio, specificando che era stato lo stesso Zelensky a chiedere di poter intervenire, usando come intermediario il giornalista della Rai Bruno Vespa, che si era recato in Ucraina per intervistarlo. “Deve essere un messaggio di pace, andrà in onda nella serata del sabato dopo le 28 esibizioni dei cantanti in gara. Comprendo e non mi meraviglio che il suo intervento possa dividere, ma tutte le guerre sono orribili e abbiamo il dovere di non dimenticarlo”, aveva detto Amadeus.
Tra i primi a schierarsi contro la decisione, Matteo Salvini. “Se avrò dieci minuti di tempo per vedere il Festival di Sanremo, vedrò le canzoni, non Zelensky. Se Zelensky ha il tempo di andare agli Oscar o al Festival di Sanremo, lo sa lui. Ogni contesto merita serietà, anche Sanremo. Mi chiedo quanto sia opportuno che il festival della canzone italiana abbia un momento con la guerra e le morti in corso, non mi sembra che le cose vadano d’accordo”, ha dichiarato il ministro e leader della Lega. Una posizione condivisa anche dalle opposizioni. “Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all’Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un Paese in guerra”, recita un tweet di Carlo Calenda. D’accordo con loro anche intellettuali, personaggi dello spettacolo e associazioni. Nonostante questo, per ora sembra che la sua presenza sia stata confermata.