Cessione bonus edilizi e superbonus, sono tre le novità che si stanno discutendo per sbloccare 15 miliardi di euro di crediti d’imposta rimasti incagliati. A tanto ammontano i bonus fiscali stimati, prudenzialmente, dall’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) rimasti nei cassetti di banche e imprese che potrebbero causare scenari macroeconomici devastanti: 25mila sono le aziende delle costruzioni a rischio fallimento con 130mila disoccupati in più nel settore e 90mila cantieri bloccati. Senza contare gli effetti che la crisi dell’edilizia causerebbe anche in tutta la filiera delle costruzioni. Ad oggi, le misure adottate nella legge di conversione del decreto “Aiuti quater” non hanno dato segnali di ripresa del mercato della cessione dei crediti. L’Ance e le altre associazioni (l’Associazione bancaria italiana, Confedilizia e il Consiglio nazionale dei commercialisti) sono in pressing sul governo, e in particolare sul ministero dell’Economia, per trovare delle soluzioni allo sblocco della circolazione dei crediti d’imposta. Al momento sono tre le soluzioni sulle quali si stanno facendo dei ragionamenti: una nuova interpretazione sui crediti oggetto di sequestro, il modello di superbonus adottato dalla Provincia di Treviso e un nuovo coinvolgimento di tutti gli operatori che avevano fatto decollare la cessione dei crediti fiscali nella fase iniziale della misura.

Cessione bonus crediti edilizi e superbonus, pressione sul governo per soluzioni

Stime pessimistiche sull’andamento della cessione dei crediti fiscali dei bonus edilizi e del superbonus 110% arrivano dall’Associazione nazionale dei costruttori edili. Le misure adottate dalla conversione del decreto “Aiuti quater” di gennaio non starebbero dando quella scintilla per far ripartire il mercato della vendita dei bonus. L’Ance stima in almeno 15 miliardi di euro il valore dei crediti rimasti incagliati nei cassetti di imprese e banche che non trovano diversa collocazione. La situazione di blocco sta determinando l’impossibilità per le banche e gli intermediari finanziari di acquistare nuovi crediti per il plafond esaurito, i committenti non hanno più liquidità per finanziare gli interventi e le imprese non riescono a liquidare i fornitori. Un circolo vizioso che, secondo l’Ance, potrebbe mettere in ginocchio l’intero settore delle costruzioni e tutta la filiera: ogni miliardo di euro di crediti d’imposta che non si sblocca, rischia di impantanare 6.000 cantieri, tra superbonus condomini e unifamiliari, far fallire 1.700 aziende e far perdere 9.000 posti di lavoro. Le associazioni del settore interessate stanno incontrando i tecnici del ministero dell’Economia per arrivare a delle soluzioni. La prima riguarda la diversa interpretazione che si chiede di dare a chi compra crediti d’imposta oggetto di sequestro cautelare, con effetti retroattivi. È una questione complessa che, peraltro, la Cassazione ha penalizzato – nei confronti degli acquirenti dei bonus sequestrati – con una serie di sentenze in ambito penale. Un credito fiscale sequestrato rischia di non poter essere utilizzato per anni, producendo effetti negativi sull’intera circolazione dei bonus.

Tre novità in discussione per sbloccare 15 miliardi di crediti d’imposta

Proprio per questo motivo, le associazioni del settore considerano quello del sequestro del bonus come uno dei punti principali la cui diversa interpretazione, almeno nei confronti degli operatori che riescano a dimostrare l’acquisto del credito in buona fede, potrebbe risollevare il mercato. Non essendo arrivata una diversa interpretazione nel decreto “Aiuti quater”, adesso le associazioni puntano a un nuovo provvedimento che stabilisca una responsabilità più limitata per le cessioni di crediti, almeno per quelle vendite che avvengono in regime controllato, ovvero tra istituti bancari, assicurazioni e intermediari finanziari. Andrea de Bertoldi, deputato di Fratelli d’Italia, in merito ha assicurato che “il tema della responsabilità penale è fondamentale per far ripartire il mercato”. Una soluzione potrebbe arrivare, dunque, nel primo decreto utile di prossima emanazione nella direzione di alleggerire la responsabilità solidale del cessionario, istituto che, di fatto, ha congelato l’acquisto di nuovi crediti fiscali e lo svincolo di quelli esistenti. Una seconda strada sulla quale governo e associazioni starebbero lavorando è quella del modello “Superbonus Regioni che, in realtà, coinvolge tutti gli enti locali, compresi Comuni e Province. Il modello parte dall’iniziativa della Provincia di Treviso, che ha fatto da apripista, seguita a ruota dalla Regione Sardegna e, a breve, dalle Regioni Lazio e Umbria e consiste nell’acquisto dei crediti d’imposta dei bonus edilizi da parte degli enti locali mediante l’emanazione di un bando. I crediti acquisiti sarebbero poi compensati – nei periodi successivi, Treviso ne ha per un periodo programmato di 9 anni – dagli enti stessi fino a concorrere la propria capienza fiscale, in modo da liberare spazio nei cassetti di banche e imprese. Questo schema, che per la Provincia di Treviso ha avuto un impatto di 14,5 milioni di euro, potrebbe essere replicato su larga scala, consentendo di far ripartire il mercato dei crediti. Infine, c’è la richiesta di un allargamento degli operatori che, nella prima fase del superbonus, avevano fatto circolare la “moneta fiscale” dei crediti: le successive regole emanate dal governo soprattutto tra la fine del 2021 e il 2022 hanno sempre più ristretto il campo di compravendita di imprese e privati, ammettendo alle cessioni successive alla seconda solo gli istituti in ambito controllato.