VIOLENTATA E COSTRETTA A MANGIARE CARNE UMANA – Il Congo è da sempre un Paese martoriato da attentati e guerriglia, ma anche terreno di violenza per molte donne. Nel corso del suo viaggio, durante la visita di oggi mercoledì 1 febbraio 2023 a Kinshasa, il Papa ha raccolto varie testimonianze delle vittime di tali ingiustizie.

Tra le tante, particolarmente toccante è stata la storia di una donna, Emelda, che si è confidata con il Pontefice sulla sua drammatica esperienza di prigionia. La cittadina congolese ha raccontato di essere stata violentata e tenuta nuda durante la prigionia, come schiava sessuale, nonché costretta a mangiare carne umana, pena l’uccisione.

Spesso, a essere artefice di tali crimini verso la popolazione, è il gruppo armato M23, che Kinshasa, l’ONU e molti osservatori internazionali ritengono essere sostenuto dal vicino Rwanda.

“Volentata e costretta a mangiare carne umana”, il racconto al Papa, in Congo

Ecco il triste racconto di Emelda:

I ribelli avevano fatto un’incursione nel nostro villaggio di Bugobe; era un venerdì sera del 2005. Hanno fatto irruzione nel villaggio, prendendo in ostaggio tutti quelli che potevano, deportando tutti quelli che trovavano, facendo loro portare le cose che erano state saccheggiate. Durante il tragitto, hanno ucciso molti uomini con proiettili o coltelli. Le donne invece l hanno portate al parco di Kahuzi-Biega. All’epoca avevo 16 anni.

Sono stata tenuta come schiava sessuale e abusata per tre mesi. Ogni giorno, da cinque a dieci uomini abusavano di ciascuna di noi. Ci hanno fatto mangiare la pasta di mais e la carne degli uomini uccisi. A volte mescolano le teste delle persone con la carne degli animali. Questo era il nostro cibo quotidiano. Chi si rifiutava di mangiarlo veniva fatto a pezzi e gli altri erano costretti a mangiarlo. Vivevamo nudi perché non scappassimo.

Oggi vivo bene, come una donna realizzata che accetta il suo passato. La nostra Provincia è un luogo di sofferenza e di lacrime, ma oggi è pronta a perdonare: mettiamo sotto la croce di Cristo questi abiti degli uomini in armi che ancora ci fanno paura per averci inflitto innumerevoli atti di violenza atroci e indicibili, che continuano ancora oggi. Vogliamo un futuro diverso. Vogliamo lasciarci alle spalle questo passato oscuro e poter costruire un bel futuro. Chiediamo giustizia e pace. Perdoniamo i nostri carnefici per tutto quello che hanno fatto e chiediamo al Signore la grazia di una convivenza pacifica, umana e fraterna“.

Le efferatezze subite da Emelda sono durate fino a quando un giorno, “per grazia, riuscii a fuggire quando ci mandarono a prendere l’acqua dal fiume“. Così, il ritorno a casa, dai genitori, le cure all’ospedale di Panzi, a Bukavu, specializzato nel trattamento dei sopravvissuti alla violenza. Oggi la donna vive consapevole di quanto accaduto, ma una parte di sé è riuscita ad accettarlo, e a concedere anche il perdono a coloro che l’hanno abusata.

L’emozione di Papa Francesco a Kinshasa

Dopo aver ascoltato vari episodi di crudeltà, il Santo Padre ha affermato: “Davanti alla violenza disumana che avete visto con i vostri occhi e provato sulla vostra pelle si resta scioccati e non ci sono parole, c’è solo da piangere. A voi, cari abitanti dell’est, voglio dire: vi sono vicino. Le vostre lacrime sono le mie lacrime, il vostro dolore è il mio dolore. A ogni famiglia in lutto o sfollata a causa di villaggi bruciati e altri crimini di guerra, ai sopravvissuti alle violenze sessuali, a ogni bambini e adulto ferito, dico: sono con voi, vorrei portarvi la carezza di Dio. Il suo sguardo tenero e compassionevole si posa su di voi“.

Papa Francesco si è dunque commosso, specialmente quando quelle stesse vittime chiedono il perdono per i loro aguzzini, deponendo ai piedi della croce che troneggia al centro della sala gli strumenti di morte e tortura. In questo contesto, Francesco abbraccia e accarezza i volti delle persone sopravvissute, donando loro un sorriso.