“Le armi a lungo raggio non ci fermeranno“. La Russia fa spallucce, per voce di Dmitri Peskov, secondo cui le forniture di missili porteranno “a un inasprimento delle tensioni, a un aumento del livello di escalation”.
Peskov: in Ucraina “l’operazione speciale proseguirà”
“Ma – prosegue il portavoce del Cremlino – non cambierà il corso degli eventi, le operazioni militari continueranno” a tutti i costi. Il riferimento è gli armamenti promessi dagli Stati Uniti a Kyiv e alla possibilità che potrebbero includere vettori a lungo raggio, oltre a due miliardi di dollari in ulteriori aiuti alla causa della liberazione nazionale. Nulla di ufficiale per ora, ma l’annuncio americano dovrebbe essere dietro l’angolo: secondo la Reuters, gli aiuti in armi dovrebbero essere annunciati già questa settimana e dovrebbero includere anche attrezzature di supporto per i sistemi di difesa aerea Patriot, munizioni guidate di precisione e armi anticarro Javelin. Il tutto condito dalla possibilità di un incontro in Polonia fra Presidenti: quello americano Joe Biden e quello ucraino Volodymyr Zelensky.
L’Europa divisa sugli aiuti
Dall’Europa invece reazioni altalenanti: Se ieri sera è arrivato il Ochi, il no secco dalla Grecia, sulla fornitura dei Leopard da parte di Atene, la Spagna ha garantito all’Ucraina 4 o 6 tank di fabbricazione tedesca. E, a proposito di Germania, dopo la reticenza dimostrata nell’acconsentire al dispiegamento di Leopard sul territorio ucraino, Berlino non appare entusiasta neanche sulla possibilità di fornire i jet F16 richiesti ora da Volodymyr Zelensky. La voce è quella del vicecancelliere e ministro dell’Economia federale, Robert Habeck, che si è detto contrario all’ipotesi che il suo Paese consegni aerei da combattimento all’Ucraina, sostenendo che una tale mossa sarebbe “probabilmente” un passo troppo avanti per gli alleati occidentali, che soppesano il sostegno a Kiev per timore di essere trascinati in una guerra aperta. Va ricordato comunque come Habeck è stato uno dei primi esponenti del governo tedesco a voler sostenere l’Ucraina inviando i carri armati Leopard 2. Anche per il Regno Unito i jet non sono una buona idea: “Per ora, non penso che sia l’approccio giusto…” lo conferma Ben Wallace, segretario alla Difesa, in un’intervista.
Israele si offre per una mediazione
Oltre all’aspetto bellico, quello diplomatico. Un nuovo tentativo stavolta proviene da Israele, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha confermato la sua disponibilità a fare da mediatore, su spinta statunitense. Rivelando inoltre come lo scorso febbraio, quando il Likud era all’opposizione, una proposta simile sarebbe giunta dal Cremlino. Per questa settimana è previsto un vertice Ue-Ucraina a Kyiv: la speranza è quella di vedere la bandiera gialla e blu un po’ più vicina al suo ingresso nell’Unione.