Il cacciatore le uccide il cane scambiandolo per un cinghiale. Uno scambio d’animale fatale, una morte improvvisa e uno sparo che non sarebbe dovuto partire. Ci troviamo a Fermo, nella metà di gennaio. Clima freddo, un luogo che dovrebbe essere sicuro ma che si è rivelato fatale per il piccolo Kiran, cane di circa un anno e mezzo. Per il gusto di cacciare, tanto per divertirsi a prendere cinghiali, un cacciatore ha imbraccato il suo fucile puntando l’arma verso il cagnolino. Lo sparo e la morte. Per questo dramma chiede giustizia Francesca Bertolutti, padrona di Kiran, originaria di Udine e a Fermo da circa un anno e mezzo. Un’occasione per stare in mezzo alla natura, ambiente ingiustamente fatale per il suo cagnolino.
“Hanno strappato via una parte di me e non si sono degnati neanche una volta di contattarmi per chiedermi scusa, per dire “mi dispiace”. Ogni giorno sento la sua mancanza. Abbiamo 11 cani che utilizziamo nelle nostre attività e che vivono in una zona recintata all’interno del nostro terreno, ma una 2-3 volte al giorno io o il mio compagno li portiamo a fare una passeggiata all’esterno, un tragitto che facciamo quotidianamente e che si trova sempre all’interno della mia proprietà. Una “sgambata” a cui partecipava anche Kiran, che era il mio cane, oltre ad essere un membro fondamentale del gruppo”.
Fonte Today
Lì nei paraggi, vicino al luogo dello sparo, passava proprio Kiran. Un cacciatore, guardando l’ombra del cane a pochi metri di distanza, ha sparato un colpo, senza curarsi del fatto che dietro quell’ombra poteva esserci qualunque cosa. Non curante di niente, il cacciatore ha poi smesso di sparare. Un solo colpo, sordo, con il compagno di Francesca e la stessa padrona che solo dopo qualche minuto si sono resi conto dell’addio prematuro del loro cagnolino. Un altro episodio drammatico coinvolge un essere innocente.
Cacciatore le uccide il cane, la padrona: “Non mi hanno neanche chiesto scusa”
“Nessuno da quel giorno ad oggi, ha mai alzato il telefono per chiamarmi e dirmi “scusa, è stato un errore” È inaccettabile pensare che ci sia qualcuno che spara nella mia proprietà, all’ora di pranzo, in pieno giorno”. Francesca e il compagno hanno sporto denuncia anche davanti alla noncuranza dei cacciatori, che neanche hanno avuto la decenza di scusarsi. I due procederanno sia con la causa civile sia con quella penale per il reato di maltrattamento di animali.
L’iter processuale, purtroppo, è lungo come sempre, ma c’è sempre un tipo di giustizia diverso che a noi uomini non è comprensibile, quella ultraterrena. Uomini che pagheranno, in un modo o nell’altro, le loro colpe per aver ucciso, per hobby, un essere innocente, incapace di comprendere la differenza tra bene e male perché quest’ultima fattispecie, nel cuore di un cagnolino di un anno e mezzo, non esiste. Il dolore dei padroni non potrà essere compensato da nessun risarcimento economico.