Le questure sono subissate dalle richieste di rilascio passaporti e, di conseguenza, i ritardi diventano cronici. A volte i tempi si sono persino quadruplicati rispetto a quelli originariamente previsti prima della pandemia. Già perchè dopo la riapertura delle frontiere e la ripresa dei viaggi, c’è stato un vero e proprio boom nelle richieste tanto che il ministro dell’Interno Piantedosi ha detto: “Stiamo lavorando. Nel 2022 ne sono stati rilasciati 1,8 milioni. Puntiamo su aperture straordinarie, intensificazione degli appuntamenti e postazioni più performanti. Confido che già dalle prossime settimane avremo un alleggerimento del carico”. “I passaporti”, continua Piantedosi, “vengono rilasciati dalle questure e gravano sul sistema di polizia anche queste incombenze amministrative”.

Ritardi cronici nel rilascio passaporti. Quali sono i tempi, come e dove fare la domanda. Tutte le informazioni

La domanda per il rilascio del passaporto deve essere presentata presso la questura del territorio di residenza, previo appuntamento. Con SPID/CIE si può fare domanda online e prenotare ora, data e luogo per presentare la domanda, eliminando le lunghe attese negli uffici di polizia. Sul sito della Polizia di Stato ci sono tutte le informazioni riguardanti i documenti da portare per avviare la pratica. I tempi possono variare da 20 a 45 giorni, salvo ritardi, come sta avvenendo in questi giorni. E proprio a causa di questi ritardi che il settore del turismo ha assistito a perdite che ammontano a 150 milioni di euro. L’allarme è stato lanciato da Assoviaggi-Confesercenti i cui associati hanno ricevuto un fiume di disdette, ben 80mila. Un fenomeno dilagante che non risparmia nessuna provincia. A quanto pare il fenomeno non risparmia nessuno operatore. Il 96,5 percento delle imprese segnala problemi, e ha visto lievitare da poco più di due settimane a oltre cinque settimane il tempo necessario per riuscire a fissare un appuntamento al fine del rilascio del passaporto nella propria provincia. Un caos che ha portato a disdette e mancate prenotazioni o rinvii a data da destinarsi da parte dei viaggiatori. Il 39,7 percento delle aziende riporta di aver visto sfumare fino a 10 viaggi individuali o di gruppo, il 46,1 percento tra 10 e 30; ma c’è anche un 10,6 percento che segnala di averne persi oltre 30. Complessivamente, ne sono saltati in media 7 per agenzia, per circa 13mila euro di vendite non effettuate. Secondo Gianni Rebecchi, Presidente Nazionale di Assoviaggi, “si tratta, in primo luogo, di un disservizio per la cittadinanza: il passaporto non serve solo per andare in vacanza, ma anche per ricongiungimenti familiari, lavoro, per i figli che non lo possiedono. Insomma, non è solo una questione di business, ma anche di diritto alla libertà di movimento fuori dai confini europei. È però innegabile che il problema abbia un grave riflesso anche sul mondo del turismo organizzato, proprio nell’anno della ripartenza dopo il lungo stop imposto dalla pandemia dove l’Italia è stato l’ultimo paese d’Europa ad eliminare le restrizioni ai viaggi”. Del resto il caos attuale è dovuto principalmente alla somma di nuove richieste e di quelle “arretrate” a causa del Covid. “Adesso”, continua Rebecchi, “occorre trovare una soluzione che non può essere quella degli Open Day, che inevitabilmente si trasformano in nuovi ingorghi. Occorre accelerare sugli investimenti tecnologici della P.A.: serve maggiore efficienza informatica che nel caso di documenti personali deve seguire l’esempio dell’anagrafe nazionale digitale, via maestra del miglioramento dei servizi ai cittadini in un Paese europeo”.