Papa Francesco è atterrato questa mattina all’alba all’aeroporto di N’dolo di Kinshasa dove sta presiedendo la messa per la pace e la giustizia, secondo il Messale romano per le diocesi dello Zaire. Secondo le stime delle autorità locali è presente oltre un milione di persone. La stima delle presenze, riportata dall’AGI, è fornita dalle autorità locali. “Bandeko, boboto (Fratelli e sorelle, pace)” “Bondeko (Fraternità)” il saluto di Francesco ai fedeli accorsi. Anche a fine celebrazione il Papa saluta e ringrazia nella lingua locale: “Moto azalí na matoi ma koyoka (Chi ha orecchi per intendere)”, “Moto azalí na motema mwa kondima (Chi ha cuore per acconsentire)”.
Il Santo Padre volge un messaggio di cristianità che, spiega, non può fare rima con guerra e violenza. Un messaggio di pace, evidentemente, anche alla luce dello scenario globale sempre più incandescente tra le altre cose per la guerra in Ucraina e per il continuo salire della tensione tra le due coree.
Il messaggio di Papa Francesco alla Messa di Kinshasa: l’Omelia
Il Signore ci stupisce, ci tende la mano e ci aiuta a tornare su. Lo fa nel momento più difficile. Questo uno dei messaggi del Papa durante l’Omelia di Kinshasa:
Allora, noi che siamo di Gesù non possiamo lasciare che in noi prevalga la tristezza, non possiamo permettere che serpeggino rassegnazione e fatalismo – ha sottolineato il Pontefice -. Se intorno a noi si respira questo clima, così non sia per noi: in un mondo scoraggiato per la violenza e la guerra, i cristiani fanno come Gesù. Lui, quasi insistendo, ha ripetuto ai discepoli: Pace a voi!; e noi siamo chiamati a fare nostro e dire al mondo questo annuncio insperato e profetico di pace.
Poi arriva il riferimento alla pace prima menzionato. Le parole di Papa Francesco: “E sia il momento propizio per te, che in questo Paese ti dici cristiano ma commetti violenze; a te il Signore dice: ‘Deponi le armi, abbraccia la misericordia”. E ancora:
Non abbiate paura di togliere il Crocifisso dal collo e dalle tasche, di prenderlo tra le mani e di portarlo vicino al cuore per condividere le vostre ferite con quelle di Gesù”, esorta Francesco. “Tornati a casa, prendete pure il Crocifisso che avete e abbracciatelo. Diamo a Cristo la possibilità di risanarci il cuore, gettiamo in Lui il passato, ogni paura e affanno. Che bello aprire le porte del cuore e quelle di casa alla sua pace!”, ha continuato. “E perché non scrivere nelle vostre stanze, sui vostri abiti, fuori dalle vostre case, le sue parole: Pace a voi? Mostratele, saranno una profezia per il Paese, la benedizione del Signore su chi incontrate. Pace a voi: lasciamoci perdonare da Dio e perdoniamoci tra di noi!
Ancora sull’odio e la violenza
Chi è Cristiano non solo non deve cadere nel morso della cattiveria. Ma, aggiunge, deve lavorare per spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell’odio. Queste l’esortazione di Papa Francesco:
Siamo chiamati a essere missionari di pace, e questo ci darà pace. È una scelta: è fare posto a tutti nel cuore, è credere che le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengono dopo e non sono ostacoli; che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana; che ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù.
E ancora:
Con Gesù c’è sempre la possibilità di essere perdonati e ricominciare, e pure la forza di perdonare sé stessi, gli altri e la storia! Cristo questo desidera: ungerci con il suo perdono per darci la pace e il coraggio di perdonare a nostra volta, il coraggio di compiere una grande amnistia del cuore. Quanto bene ci fa ripulire il cuore dalla rabbia, dai rimorsi, da ogni rancore e livore!