Non accenna a placarsi lo sciopero di massa in Francia, in protesta alla nuova riforma delle pensioni, che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Messe in piedi da otto diverse organizzazioni sindacali, le manifestazioni hanno visto una massiccia partecipazione da parte dei cittadini francesi: a scendere in piazza, secondo le stime dei sindacati, sarebbero state circa 2,8 milioni di persone. Solo a Parigi, infatti, sarebbero stati coinvolti più di mezzo milione di manifestanti. Un’iniziativa di massa che ha portato al fermo totale di scuole, trasporti pubblici e altre attività economico-produttive in diverse città transalpine.
I cortei si sono svolti in quasi tutte le zone della Francia: nessun incidente di rilievo è stato registrato da parte dell’autorità, nonostante un clima sempre più difficile fra sindacati e governo. Solo nella capitale c’è stato qualche tafferuglio a fine manifestazione, senza però nessun ferito e con un numero limitato di fermi, appena una trentina.
Sciopero pensioni in Francia, previste nuove mobilitazioni il 7 e l’11 febbraio
Proprio il numero dei manifestanti è stato oggetto di uno scontro verbale tra le autorità e i sindacati. Secondo la polizia, infatti, a partecipare allo sciopero contro l’innalzamento delle pensioni sarebbero state poco più di 1,2 milioni di persone, di cui circa 87mila a Parigi. Numeri completamente diversi da quelli diffusi dai sindacati, che ora promettono battaglia al governo: le parti sociali hanno già annunciato nuove agitazioni, previste per il 7 e l’11 febbraio. Obiettivo indurre il governo a fare marcia indietro sulla riforma che prevede di innalzare l’età pensionabile, portandola da 62 a 64 anni.
Una riforma che sembrerebbe frutto di una decisione di Emmanuel Macron in persona: provvedimento che si sta dimostrando davvero impopolare tra i francesi. Secondo i sondaggi, infatti, il 75% dei cittadini è contrario ai cambiamenti che il presidente della Repubblica avrebbe intenzione di introdurre.
Già nella prima giornata di mobilitazioni il governo aveva diffuso numeri completamente diversi dai sindacati: in quell’occasione, il governo parlava di circa un milione di manifestanti, mentre secondo l’altra parte in causa si trattava di almeno due volte tanto.