È prevista domani la presentazione in Cdm del disegno di legge sull’autonomia differenziata. Una giornata storica per chi, come il governatore del Veneto Luca Zaia, insegue il progetto da anni: “Non solo si darà risposta a chi, come il Veneto, da anni ha chiesto di avviare questo progetto, ma sarà finalmente l’occasione per dar corso ai dettami dei padri costituenti”, ha detto. Ed è soprattutto la Lega, infatti, che si prepara a festeggiare l’approvazione del testo in Consiglio dei ministri, a venti giorni dalle Regionali in Lazio e Lombardia (una delle tre regioni che hanno già intrapreso il percorso per ottenere l’assegnazione di quelle funzioni finora svolte a livello centrale). Si tratterebbe, tuttavia, di un’approvazione preliminare, a cui seguirà un ulteriore esame in un Cdm successivo. Eppur si muove, direbbe qualcuno.
Domani la presentazione in Cdm del disegno di legge sull’autonomia differenziata. Tutte le novità
Il ddl si compone di 10 articoli e l’attribuzione delle funzioni può avvenire solo dopo la determinazione dei famosi Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) definiti entro un anno con Dpcm apposito (così come riportato nella legge di bilancio). L’iter per l’intesa fra Regione (anche a statuto speciale) e Stato durerà almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni per l’esame delle Camere. Secondo la bozza di Calderoli si sarebbero dovute esprimere le commissioni, ma fra i “ritocchi” decisi nella riunione tecnica in preparazione del Consiglio dei ministri (pare anche su input di Giorgia Meloni) si dovrebbe optare per l’approvazione in Aula. Le intese durano fino a 10 anni: possono essere rinnovate o terminate prima, con un preavviso (di Stato o Regione) portato da 6 a 12 mesi, per evitare disallineamenti con l’anno scolastico nel caso delle materie relative all’istruzione. Sono previste poi misure perequative per evitare squilibri economici fra le Regioni che aderiscono all’autonomia differenziata e quelle che non lo fanno. È il rischio che vuole evitare la premier. “Non ci rassegniamo all’idea che ci siano territori e servizi di serie A e B”, le sue parole di ieri, accolte con un minimo di irritazione dalla Lega, poche ore prima che la bozza fosse diramata ai ministri. Del resto si sa, il cuore del presidente del Consiglio batte dal lato del centralismo, ma non può rallentare l’iter della riforma perché la Lega aprirebbe lo scontro, mettendo a rischio la tenuta della maggioranza. Così come non vuole rischiare che la svolta autonomista metta a rischio l’”unità della nazione”, slogan di bandiera per la leader della destra. La revisione della bozza, a parte gli avvertimenti inseriti dal ministero dell’Economia a proposito dei Lep, ha visto la supervisione tecnica e politica del Quirinale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che alla presentazione del progetto Polis di Poste Italiane aveva messo in guardia il governo dal pericolo di sottrarre “servizi essenziali ai territori”, si è posto come argine e garante dell’unità del Paese. Una solida sponda, alla quale la premier ha potuto appoggiarsi. La conseguenza più importante è che il nuovo testo terrà maggiormente conto delle prerogative del Parlamento, così che il ruolo delle Camere nell’iter legislativo sia effettivo e non di mera ratifica. Da Palazzo Chigi assicurano che il Parlamento sarà pienamente coinvolto. L’autonomia “migliorerà” il Paese e “conviene a tutti, i comuni del centro e del sud ci guadagnerebbero di più”, assicura Matteo Salvini. “Le Regioni avranno più risorse e più poteri con l’autonomia, per gestire i servizi essenziali per i cittadini, a partire naturalmente dalla sanità” – è invece il commento di Silvio Berlusconi. Le opposizioni intanto sono sul piede di guerra e criticano in primis la scelta di discutere il ddl prima che siano stabiliti i Lep, di affidare la loro definizione al presidente del Consiglio, nonché di non consentire al Parlamento di partecipare alla definizione delle intese. Anche Stefano Bonaccini, governatore Pd che a sua volta chiese per l’Emilia-Romagna alcune competenze riservate allo Stato, prende le distanze da quanto arriverà sul tavolo del governo: “L’autonomia differenziata che propongo io va bene, quella di Calderoli è inaccettabile. Devono essere tolte materie divisive come la scuola. Se ne può discuterne seriamente ma non può essere lo scalpo da dare alla Lega”.