A tre anni dall’inizio della pandemia, com’è cambiata la nostra vita? Ma, soprattutto, quali sono stati gli effetti del Covid-19 sui bambini e sul loro sviluppo? A chiederselo sono stati anche alcuni ricercatori della Sciences Po di Parigi: i risultati dei loro studi, pubblicati in un articolo apparso su Nature Human Behavior, mostrano che i bambini in età scolare hanno subìto importanti ritardi nei progressi dell’apprendimento e, in generale, una perdita di conoscenze e abilità elevata, soprattutto in alcuni ambiti. A queste mancanze, si aggiungono gli effetti psicologici del lockdown e le altre misure di contenimento anti-Covid che, negli ultimi anni, hanno contribuito a determinare un generale senso di incertezza, ansia e frustrazione.

Gli effetti della pandemia sui bambini: i risultati dello studio francese

I risultati elaborati dai ricercatori francesi si basano su una meta-analisi di 42 studi condotti in 15 Paesi ad alto e medio reddito tra marzo 2020 e agosto 2022 e indicano che i bambini in età scolare, soprattutto quelli provenienti da contesti più svantaggiosi, durante la pandemia da Covid-19, hanno subìto ritardi nell’apprendimento, perdendo anche conoscenze e abilità corrispondenti al 35% del valore dell’apprendimento complessivo di un anno scolastico. Ciò è dipeso da molti fattori: ad avere un impatto negativo sull’apprendimento è stata, innanzitutto, la chiusura delle scuole che, nel corso dell’emergenza sanitaria, ha interessato il 95% della popolazione studentesca mondiale; poi, l’insegnamento ibrido, con la didattica a distanza – che ha al contempo accentuato le disuguaglianze sociali – e, infine, l’assenza degli studenti e insegnanti che, a causa del Covid-19, hanno dovuto perdere le lezioni. I Paesi coinvolti nello studio sono stati: Australia, Belgio, Brasile, Colombia, Danimarca, Germania, Italia, Messico, Paesi Bassi, Sudafrica, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. In tutti la situazione si è dimostrata simile: a risentirne, in particolare, sarebbero state la matematica e la lettura. “La persistenza di deficit di apprendimento a due anni e mezzo dall’inizio della pandemia evidenzia la necessità di iniziative politiche ben progettate, dotate di risorse adeguate e decise per recuperarli”, sottolineano i ricercatori.

Preoccupano anche le conseguenze psicologiche del Covid-19

A preoccupare gli esperti non sono solo i ritardi nell’apprendimento: secondo quanto messo in luce da diversi studi, la pandemia avrebbe infatti accentuato, in bambini e ragazzi, anche disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria, autolesionismo, alterazioni del ritmo sonno-veglia e ritiro sociale, ma anche disturbi dell’attenzione e del linguaggio, disturbi della condotta e della regolazione cognitiva ed emotiva, paura, ansia e stati di frustrazione. Si tratterebbe, secondo vari professionisti, di una vera e propria “emergenza salute mentale”, che avrebbe fatto registrare, negli ultimi anni, un’impennata delle richieste di aiuto da parte delle famiglie.

“I problemi del neurosviluppo e della salute mentale di bambini e ragazzi manifestatisi durante la pandemia rischiano di diventare cronici e diffondersi su larga scala”, aveva dichiarato l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, in occasione della pubblicazione dello studio “Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi” promosso dall’Agia con l’Istituto superiore di sanità e con la collaborazione del Ministero dell’istruzione.

L’analisi ha messo in luce, dopo aver considerato il parere di più di 90 esperti del settore, come le misure di contenimento anti-Covid abbiano impattato sulla vita dei minori di età (oltre che sulle loro famiglie), “determinando un generale senso di incertezza e disorientamento in tutta la popolazione” e, nei bambini e adolescenti, “l’aggravamento di disturbi neuropsichici già diagnosticati o l’esordio di disturbi”. “Tra le raccomandazioni – si indicava nei risultati -, c’è la necessità che le azioni di programmazione, prevenzione e cura superino la frammentarietà regionale e locale. La fase post pandemica può essere un’occasione straordinaria per farlo e in generale per migliorare il sistema. Ma non c’è tempo da perdere”.