Periodicamente arrivano da Oltremanica nuovi sondaggi riguardo la Brexit, l’uscita del regno Unito dall’Ue avvenuta con referendum nel giugno 2016. Non che cambino molto lo stato attuale delle cose, sia chiaro. Tuttavia forniscono uno spaccato sul sentimento dei britannici e della loro decisione di lasciare l’Unione dopo 43 anni di matrimonio (a volte decisamente complicato da gestire). Uno degli ultimi sondaggi è stato svolto dal quotidiano The Independent il quale sostiene che almeno il 65 per cento degli intervistati vorrebbe un nuovo referendum. Solo l’anno scorso erano il 55 per cento. In crescita anche l’opinione di chi considera la Brexit come una forte concausa della crisi economica che sta colpendo il Paese: per le statistiche sono il 56 per cento dei britannici, mentre un anno fa erano il 44 per cento. Le previsioni ottimistiche di chi ha lavorato per l’abbandono dell’Unione non si sono avverate e, anzi, il Paese si ritrova più debole e isolato. Le prospettive per il futuro spingono molti verso la ricerca di un nuovo e diverso punto di equilibrio. Tuttavia, nonostante ciò, solo il 22 per cento i britannici crede possibile un nuovo referendum entro cinque anni e, nel caso di un ritorno alle urne, i risultati sorprenderebbero (o forse no visti i continui segnali in tal senso): il 54 per cento di chi ha risposto al sondaggio, infatti, dice che voterebbe per tornare nell’Unione.

I nuovi sondaggi dimostrano come la maggioranza dei britannici sia oggi contraria alla Brexit

Le cause che hanno portato a un cambio così marcato del sentimento collettivo sono da ricercare nella disillusione e malcntento che derivano dal fatto che i cambiamenti promessi dai fautori della Brexit sono stati scarsi e che la Gran Bretagna non ha aumentato la capacità di controllare i propri confini, anzi: per il 50 percento dei britannici la situazione è invece peggiorata e i dati più recenti sull’immigrazione clandestina sembrano dar loro ragione. Tempo fa anche il sindaco laburista di Londra, Sadiq Khan era tornato a parlare di Brexit accusando i fautori del Leave di aver causato danni enormi per il Paese. Il sindaco aveva detto: “Dopo due anni di negazione e fuga dalla realtà dobbiamo affrontare la dura realtà, ossia che la Brexit non funziona”. “Essa”, ha continuato, “ha indebolito la nostra economia, lacerato l’unione interna, sminuito la nostra reputazione”. Khan aveva anche proposto un’alternativa, ma a condizione di “tornare a un maggior allineamento con i nostri vicini europei, di svoltare da questa Brexit hard ed estrema a una versione gestibile che sia al servizio della nostra economia e della nostra popolazione”. Svolta secondo il quale dovrebbe concretizzarsi attraverso “un dibattito pragmatico sui benefici d’una riadesione al mercato unico e all’unione doganale”. Per questo il primo sindaco musulmano di Londra si era rivolto direttamente anche leader del suo partito, Keir Starmer, invocando un possibile ripensamento almeno su una Brexit più soft. Prospettive che Starmer ha di recente escluso, impegnandosi a non riaprire un dibattito “chiuso” e a non alimentare nuovamente le divisioni del passato. Intanto l’ultimo sondaggio arriva dopo uno studio di dicembre del Centre for European Reform (CER) che ha stimato l’ammontare delle perdite dovute alla Brexit nel Regno Unito a 33 miliardi di sterline (37, 33 miliardi di euro). Swati Dhingra, del Department of Economics and Centre for Economic Performance. London School of Economics e componente esterna del  Monetary Policy Committee della Bank of England, evidenzia che nel frattempo “I prezzi dei generi alimentari sono cresciuti del 6 percento e la Brexit è costata ai lavoratori britannici circa il 2,6 percento dei loro salari in termini reali. L’uscita dall’Ue, inoltre, ha anche causato una riduzione degli investimenti delle imprese e del commercio complessivo. Ecco che la Breget risulta essere il sentimento dominante anche nella maggioranza relativa di elettori favorevoli al divorzio nel 2016.