Quest’anno il Fondo monetario internazionale (FMI) ha migliorato le previsioni globali grazie alla “maggiore resilienza” di alcune economie. Ha così alzato al 2,9% la crescita dell’economia mondiale nel 2023, una stima superiore di due decimi a quella di ottobre; e allo stesso tempo ha escluso una recessione in paesi come la Germania o l’Italia, che ora cresceranno rispettivamente dello 0,1% e dello 0,6% (rispetto al calo dello 0,3% e dello 0,2% previsto allora). Nel caso della Spagna, la proiezione rimane all’1,1%.

Previsioni Fmi: “Aumento dei tassi peseranno sulla crescita”

Con tutto, Il FMI affronta il nuovo anno con più ottimismo, anche se avverte che l’aumento dei tassi della banca centrale per combattere l’inflazione e la guerra in Ucraina continueranno a pesare sulla crescita. La sua previsione è che il PIL mondiale chiuda al 3,4% nel 2022, per poi scendere al 2,9% nel 2023 e rimbalzare al 3,1% nel 2024. Pur evitando la recessione, è un dato di quasi un punto inferiore alla media storica degli ultimi due decenni (3,8%), sottolinea l’organizzazione.

Le più colpite saranno le economie avanzate, nelle quali la crescita è prevista in “marcato” calo dal 2,7% nel 2022 all’1,2% nel 2023, per poi rimbalzare all’1,4% nel 2024, con una revisione del calo di 0,2 punti percentuali nel 2024 “Si prevede che la crescita rallenterà in circa il 90% delle economie avanzate nel 2023″, osserva nel suo rapporto.

Tra questi, l’agenzia prevede che il Pil del Regno Unito scenderà dello 0,6% quest’anno, dopo essere cresciuto del 4,4% nel 2022, a causa “delle politiche fiscali e monetarie e delle condizioni finanziarie più restrittive, e del freno che il livello ancora elevato di energia al dettaglio i prezzi rappresentano per i bilanci delle famiglie. Già per il prossimo anno il Paese tornerà in territorio positivo con una crescita dello 0,9%. Dal canto suo lo esclude in Italia e in Germania, come ha ratificato anche il governo tedesco la scorsa settimana.

Prevista crescita anche nell’Eurozona

Nel caso dell’area euro, il Fmi stima che la crescita chiuderà al 3,5% nel 2022, scenderà allo 0,7% nel 2023 (due decimi in più rispetto a ottobre) per poi risalire all’1,6% nel 2024 (due decimi in meno). Lo attribuisce, tra l’altro, agli “effetti dei più rapidi aumenti dei tassi da parte della Banca centrale europea e all’erosione del reddito reale”, anche se sottolinea che “è compensato dagli effetti di trascinamento dei risultati del 2022, minori vendite all’ingrosso prezzi dell’energia e nuovi annunci che il potere d’acquisto sarà rafforzato con controlli sui prezzi dell’energia e trasferimenti di denaro”.

Infine, gli Stati Uniti chiuderanno il 2022 con un aumento del 2% del PIL, che scenderà all’1,4% nel 2023 e all’1% nel 2024.

Prevediamo una revisione al rialzo di 0,4 punti nel 2023, a causa degli effetti di riporto 2022, ma una revisione al ribasso di 0,2 punti nel 2024 a causa della traiettoria più ripida degli aumenti dei tassi della Federal Reserve, che raggiungeranno il picco di circa il 5,1% nel 2023

afferma il FMI.