A tre anni dall’inizio della pandemia, il presidente Biden ha comunitato al Congresso di voler decretare, a partire dal prossimo maggio, la fine dello stato di emergenza sanitaria da Covid-19. Si segna così una nuova fase della risposta alla pandemia, con i funzionari statunitensi che si preparano a rimuovere le ultime misure restrittive in vigore dal marzo 2020. Per l’Oms, invece, la pandemia resta un'”emergenza internazionale di sanità pubblica”.
Stati Uniti Covid ultime notizie: stop all’emergenza sanitaria da maggio
Era stata l’amministrazione Trump, nel 2020, a dichiarare l’emergenza nazionale e l’emergenza sanitaria pubblica per la pandemia da Covid-19, fissando le rispettive scadenze per l’1 marzo e l’11 aprile 2023. Il presidente Biden ha ora fatto sapere al Congresso di voler estendere brevemente i termini, fino all’11 maggio, per poi decretarne la fine. “Una brusca fine delle dichiarazioni di emergenza creerebbe caos e incertezza ad ampio raggio in tutto il sistema sanitario – si legge nella nota diffusa dalla Casa Bianca -, per gli Stati, per gli ospedali e per gli studi medici e, cosa più importante, per decine di milioni di americani”. L’idea è quindi quella di eliminare gradualmente le ultime misure restrittive ancora in vigore, fino a considerare il virus come una minaccia endemica per la salute pubblica, da gestire attraverso le normali autorità delle agenzie. Fase a cui tutte le strutture si starebbero già preparando.
Una decisione presa grazie al successo della campagna di vaccinazione e alla riduzione dei casi di positività, di ricoveri e decessi. Ma cosa cambierà nel concreto? Come ha spiegato Jen Kates, vicepresidente della Kaiser Family Foundation, “le persone dovranno iniziare a pagare per cose che non hanno dovuto pagare durante l’emergenza, a partire dai test fino ai vaccini”. “Questa è la cosa principale che la gente inizierà a notare”, ha aggiunto. Negli ultimi mesi, molti americani sono tornati alla quasi totale normalità, rinunciando all’uso delle mascherine e riprendendo a partecipare a eventi e assembramenti. Nonostante ciò, ancora una media di oltre 500 cittadini muore a causa del Covid e il dibattito continua, soprattutto sulla diffusione delle nuove varianti, come la XBB.1.5, ribattezzata Kraken, che, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Cdc, sarebbe all’origine di quasi la metà dei casi di Covid-19 registrati nel Paese.
La situazione in Europa e in Italia: il parere dell’Oms e dei virologi
Proprio ieri, al termine della 14esima riunione del Comitato di Emergenza del Regolamento Sanitario Internazionale sulla pandemia, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva dichiarato che la pandemia “è probabilmente in una fase di transizione” in cui è necessario “mitigare le potenziali conseguenze negative”, annunciando che continua ad essere un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale e sottolineando l’importanza delle mascherine nei luoghi chiusi e affollati e della vaccinazione.
In Italia, intanto, rispetto alla settimana precedente si è registrata, secondo il report della Fondazione Gimbe, un’ulteriore discesa dei casi (-26,5%), dei ricoveri ordinari (-18,4%), delle terapie intensive (-9,7%) e dei decessi (-30,3%). Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha comunque fatto sapere che, con molta probabilità, sarà procrastinato l’obbligo dei tamponi per i passeggeri in arrivo dalla Cina, dove la nuova ondata di casi starebbe però per terminare, secondo la Cdc.
Ecco perché, secondo alcuni virologi, la decisione dell’Oms di continuare con il massimo livello di allerta sorprenderebbe: “Ci aspettavamo sostanzialmente una dichiarazione in base alla quale la pandemia veniva declassata”, ha detto Massimo Clementi. “Dobbiamo vedere come il Covid evolverà nei prossimi mesi. Direi che con l’estate, lo speriamo, potrebbe esserci un’ulteriore tranquillizzazione. Un’indicazione che data adesso, invece, abbasserebbe troppo la guardia. Non si può cancellare una malattia infettiva con una disposizione formale”, è invece l’opinione di Fabrizio Pregliasco.