Accelerata sull’autonomia differenziata. L’iter della riforma fortemente voluta dalla Lega (una delle tre, insieme a presidenzialismo e giustizia, promesse dal governo di Giorgia Meloni) dovrebbe prendere il via con l’esame del ddl Calderoli domani in pre-Consiglio dei ministri e poi giovedì essere approvato in via preliminare dall’esecutivo. Ne è sicura la stessa Lega: da via Bellerio fanno sapere che non c’è alcun tentennamento e che il governo, compatto, è pronto a dare inizio all’iter che darà vita alla riforma.
Autonomia al via l’iter
Domani la revisione in pre-Consiglio e giovedì l’approdo in Consiglio dei Ministri. Questo il percorso iniziale della bozza di legge sull’autonomia differenziata che – scrive l’AGI – riporta che l’atto d’iniziativa relativo all’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione, è deliberato dalla Regione, sentiti gli enti locali, secondo le modalità e le forme stabilite nell’ambito della propria autonomia statutaria. Dopodiché, per quanto concerne il procedimento di approvazione delle intese fra Stato e Regione, l’atto verrà trasmesso al Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Calderoli che:
Acquisita entro trenta giorni la valutazione dei Ministri competenti per materia e del Ministro dell’economia e delle finanze, anche ai fini dell’individuazione delle necessarie risorse finanziarie da assegnare ai sensi dell’articolo 14 della legge 5 maggio 2009, n. 42, avvia il negoziato con la Regione richiedente ai fini dell’approvazione dell’intesa di cui al presente articolo. Decorso tale termine, il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro per gli affari regionali e le autonomie avvia comunque il Negoziato.
Nell’articolo della bozza dell’autonomia dedicato alla durata delle intese tra Stato e regione per il trasferimento di forme di autonomia si specifica che l’intesa ha una durata “non superiore a dieci anni”.
Non ci sarà Italia A ed Italia B
Qui pro quo o allusione? Ha fatto discutere, negli ambienti squisitamente politici, la dichiarazione che Giorgia Meloni ha fatto oggi alla platea di centinaia di sindaci di Comuni sotto i 15mila abitanti, riuniti alla Nuvola dell’Eur, per la presentazione del progetto Polis di Poste. E scandisce: “L’Italia è una sola, unica e unita. non ci saranno cittadini e aree del Paese di serie A e di serie B”. La frase, riferita al cospetto degli amministratori locali – tra i quali, specie quelli del Sud, si annidano dubbi e perplessità – ha fatto immediatamente pensare ad un’allusione al progetto di autonomia differenziata. Nulla che abbia preoccupato la Lega che rimane ferma nella sua convinzione che tutto andrà come deve andare. Tant’è che fonti di governo – scrive l’AGI – avrebbero poi spiegato che si tratterebbe di un semplice malitenso. Il Premier, quando ha detto quella frase, non si riferiva all’autonomia. Sia quel che sia, il progetto è pronto a partire. Ma le parole rassicuranti di Giorgia Meloni rimangono e vengono avvalorate da altri passaggi come:
una sola Italia, con servizi uguali per tutti e diritti uguali per tutti, una sola Italia nella quale lo Stato e le sue articolazioni si mettono insieme al servizio dei cittadini, invece di considerare, come a volte è accaduto, che i cittadini fossero al servizio delle istituzioni. Una sola Italia – riprende – nella quale nessuno possa sentirsi escluso, o figlio di un dio minore, o abbandonato dalle istituzioni. Una sola Italia che lavora insieme per essere più moderna e inclusiva. Di fronte alle sfide che abbiamo davanti, tutti i livelli istituzionali devono darsi lealmente aiuto a vicenda. Nel tempo che viviamo, nella congiuntura in cui siamo chiamati a operare penso che non ci sia spazio per personalismi, per le piccole beghe politiche sulla pelle dei cittadini.