La guerra in Ucraina continua ad avvicinarsi alla chiusura del cerchio che simboleggia un anno di sofferenza per il popolo ucraino. Il presidente Volodymyr Zelensky oggi ha ricevuto la visita del primo ministro danese Mette Frederiksen a Mykolaiv, città a Sud dell’Ucraina tra Mariupol e Kherson il 30 gennaio. I due leader hanno ammirato con i loro occhi le infrastrutture distrutte (a cominciare dall’edificio dell’Amministrazione militare regionale di Mykolaiv, bombardato lo scorso 29 marzo), poi si è tenuto un incontro con alcuni militari ucraini feriti presso un ospedale di emergenza della zona.
“La Danimarca è stata una delle prime nazioni ad aiutare Mykolaiv a fornire acqua potabile ai residenti”, ha detto Zelensky, che è tornato sul campo a distanza di parecchio tempo dall’ultima apparizione pubblica a Bakhmut, villaggio conteso dalle forze armate russe e ucraine.
Copenhagen è uno dei Paesi lodati dal leader ucraino per il suo apporto continuo durante la stagione invernale, specialmente dopo la firma del Trattato di Tallinn dello scorso 19 gennaio con cui nove Stati si sono impegnati a fornire tutto ciò di cui l’Ucraina avrebbe avuto bisogno.
Guerra in Ucraina, fronte occidentale sempre più diviso
Guerra in Ucraina, gli aggiornamenti del giorno 341. Come ribadito nei precedenti articoli, il conflitto è tornato a spostarsi sul piano diplomatico con una situazione più statica sul fronte.
Partiamo dunque dall’intervista rilasciata da Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, all’emittente sudcoreana di Stato. Nel colloquio il leader danese si focalizza sul concetto per cui “la sicurezza dell’Ucraina non tutela solo Kiev ma l’intera Ue e persino l’Asia” perché “se Putin vincerà la guerra ci saranno conseguenze dirette anche per la stabilità nel continente asiatico”.
Ma c’è chi continua a essere critico nei confronti delle posizioni occidentali rispetto al conflitto. È questo il caso di Zoran Milanovic, presidente della Croazia, che ha lanciato dichiarazioni pesanti contro Bruxelles:
L’Occidente ha sottratto il Kosovo alla Serbia, e la Crimea all’Ucraina
Ciò non significa che Milanovic parteggi per la Russia, come lui stesso ha poi precisato, tuttavia definisce “immorale” la condotta dell’Ue rispetto alla guerra, poiché provoca solo morte e distruzione per Kiev. Nei giorni scorsi aveva inoltre aspramente criticato le sanzioni imposte all’Ungheria: una situazione paradossale per un Paese entrato nell’Ue solo un mese fa. A proposito di Serbia, il presidente Aleksandar Vucic ha dichiarato che Belgrado sarà lieta di partecipare alle operazioni di ricostruzione delle città ucraine al termine della guerra.
L’Ungheria e l’Austria hanno deciso di non inviare più armi all’Ucraina, “poiché temono un escalation del conflitto”. Parole pronunciate dal Ministro della Difesa ungherese Krystof Szalay-Bobrownicki.
Una parziale risposta è arrivata quasi simultaneamente da Peter Stano, portavoce della Commissione Esteri Ue, il quale evidenzia come “la fornitura di carri armati occidentali all’Ucraina non siano un’escalation del conflitto ma una risposta all’escalation causata dalla Russia”.
E mentre l’Occidente mostra più di qualche crepa al suo interno, Mosca ostenta una certa sicurezza nonostante i rumor che circolano in merito all’insoddisfazione di Vladimir Putin sull’andamento del conflitto. Nel bollettino odierno il portavoce Peskov ha parlato di “prospettive positive per il futuro della Russia”, accusando la Nato di accelerare l’escalation militare.
Completiamo la rassegna con le parole della portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, la quale accusa gli Stati Uniti “di non avere a cuore il destino di Kiev dal momento che continuano a inviare armi, aggravando la crisi del Paese e prolungando il conflitto”.