La Guardia di Finanza di Varese ha scoperto una maxi attività di frode al Fisco con emissione di fatture fittizie da parte di prestanome e società, con la collaborazione di diversi professionisti compiacenti.

L’operazione ha portato questa mattina, Lunedì 30 Gennaio 2023, al sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un contro valore complessivo di 52 milioni di euro. In particolare sono stati congelati 640 conti correnti e confiscati 25 automobili e ben 52 appartamenti dislocati su tutto il territorio nazionale.

Il generale Crescenzo Sciaraffa, comandante della Guardia di Finanza di Varese, ha spiegato che il provvedimento appartiene ad una più ampia e rinnovata attività strategica di contrasto alle condotte illecite sul nostro territorio, connotate da connotate da maggiori profili di insidiosità e gravità.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal gip di Napoli richiesta della Procura ed ha colpito 39 persone fisiche e 30 società, intestatarie del patrimonio confiscato. L’indagine ha però rilevato una più ampia organizzazione ed ha appurato la condotta illecita di 65 soggetti atta alla creazione di falsi crediti di imposta per evadere il Fisco.

Una volta individuate le società utilizzate per la realizzazione delle frodi fiscali, gli agenti hanno effettuato perquisizioni sul territorio napoletano e nella provincia di Milano in modo da accertare le modalità operative dell’associazione criminale.

Varese maxi frode: falsificazione di brevetti oltre a fatture fittizie

Dalla ricostruzione degli inquirenti, gli indagati erano in possesso di tutta la strumentazione necessaria per falsificare ogni sorta di documento, dalle dichiarazioni fiscali alle fatture, oltre a brevetti, perizie giurate, certificazioni. Tutto autenticato con fasulli timbri e sigilli dello Stato. In questo modo gli indagati riuscivano ad immettere e commercializzare ingenti crediti Iva e alimentare il mercato fraudolento.

In particolar modo proprio la falsificazione di brevetti e le false asseverazioni giurate relative ad acquisti di “beni ammortizzabili” per diversi milioni di euro erano, secondo l’accusa, le attività maggiormente utilizzate per frodare il Fisco. Chi era a capo dell’organizzazione si avvaleva del contributo di professionisti, come commercialisti, revisori contabili, ragionieri, consulenti del lavoro e ingegneri.

I falsi crediti Iva venivano prodotti anche grazie a fittizie cessioni a persone giuridiche appartenenti ad altri Stati membri dell’Unione Europea poiché in questo modo le transazioni economiche non erano soggette all’imposta sul valore aggiunto o attraverso la realizzazione di false operazioni attive escluse dal regime Iva o a ridotto regime.

Gli accertamenti hanno complessivamente fatto emergere che l’evasione all’Iva ammontava ad una cifra superiore ai 40 milioni di euro, nonché mancate imposte sui redditi e all’Irap seguenti ad oltre 42 milioni di ricavi mai dichiarati.

In Campania il vertice dell’organizzazione

La base operativa dell’associazione fraudolenta era radicata in Campania, sebbene diverse altre componenti operassero in tutta Italia. Il vertice dell’organizzazione è stato individuato in Giuseppe Oliva, detto “Pippo”, 50enne originario di Aversa in provincia di Caserta.

Le Fiamme Gialle hanno accertato che era lui ad aver creato l’associazione criminale e che provvedeva in prima persona “a dirigere l’intero processo di formazione e successiva creazione di crediti fittizi”.

Al suo fianco operava Antonio Lombardi, 69enne di Orta di Atella, sempre in provincia di Caserta. Lombardi era anche il legale rappresentante della “Winner srl”, una delle società di comodo usate per la produzione di fatture false.

I pm campani hanno individuato anche la 22enne napoletana Federica Campopiano come autrice di “false domande di finanziamento in favore di soggetti terzi”. La ragazza gestiva i rapporti tra Oliva e i vari consulenti ed era inoltre incaricata di trasferire il denaro spettante ai professionisti coinvolti.

In queste operazioni era affiancata dal 34enne napoletano Francesco Lombardi, soprannominato “Ciccio”, che a sua volta predisponeva documenti falsi e impartiva consigli sul perfezionamento delle condotte fraudolente.