Omicidio suicidio Ortona. Due fratelli di 70 e 75 anni sono stati trovati morti in casa. Stando alle prime ricostruzioni, sembra che il 70enne abbia ucciso il fratello disabile, di 5 anni più anziano, e poi si sia impiccato. Entrambi vivevano nello stesso appartamento al piano terra di un palazzo in via Tripoli, dietro la caserma dei carabinieri. I carabinieri sono arrivati sul posto assieme ai sanitari del 118 che non hanno potuto far altro che constatare il decesso. L’appartamento è stato posto sotto sequestro al fine di consentire gli accertamenti. Le salme sono state portate all’obitorio di Chieti. E’ stato poi ritrovato nella cucina un biglietto in cui Roberto ha spiegato i motivi che lo hanno spinto ad uccidere il fratello. Nel biglietto, acquisito dai Carabinieri e scritto dal fratello minore, vengono indicate le volontà sui funerali e sulla destinazione dei beni a disposizione, ma soprattutto emerge che Roberto non ce la faceva più nell’assistenza al fratello.

Omicidio suicidio Ortona, la ricostruzione

Roberto Tatasciore, 70 anni di Ortona, ha ucciso il fratello Antonio disabile di 74 anni di cui si prendeva cura personalmente da anni soffocandolo e poi si è tolto la vita. A dare l’allarme è stato il terzo fratello Tommaso che era andato a trovarli e ha scoperto i loro cadaveri. E’ stato infatti proprio lui ad allertare il 118. I carabinieri di Ortona stanno lavorando su questo caso per capire cosa abbia scatenato la furia omicida di Roberto. A quanto si apprende Roberto era disperato per la situazione in cui versava da anni il fratello disabile. Il settantenne si prendeva cura del fratello che era rimasto paralizzato avendo quindi bisogno di cure quotidiane. Antonio era in attesa di ricevere una chiamata da una struttura sanitaria per essere ricoverato, in quanto bisognoso di cure qualificate per la sua disabilità. Il fratello Tommaso è in stato di choc e si chiede cosa sia scattato nella mente di Roberto. L’uomo si era sempre occupato con amore del fratello e anche Tommaso lo aiutava andando a fare la spesa. Dietro il gesto terribile potrebbe nascondersi la paura per il futuro del fratello che temeva potesse essere abbandonato. Ora si attendono gli esiti dell’autopsia per chiarire con certezza quali siano state le cause del decesso di entrambi. Se l’autopsia sarà in grado di rivelare cosa stia stato a provocare materialmente la morte di entrambi, niente e nessuno saprà rivelare con certezza i moventi per cui il 70enne si sia spinto a compiere un simile gesto.

I drammi della disperazione

Quanto accaduto ad Ortona non è un caso isolato. Nel 2018, per esempio, a Cagliari una donna ha ucciso i suoi due gemelli, entrambi disabili e allettati, per poi tentare il suicidio. Nel 2019 una donna ha fatto lo stesso a Torino e a Catania una tragedia simile è stata scampata grazie al tempestivo intervento della badante e dei soccorsi. A ottobre 2022 un uomo di 80 anni ha ucciso la figlia disabile e si è tolto la vita. L’uomo, che per anni aveva lavorato come dipendente comunale, avrebbe ucciso la figlia somministrandole una massiccia dose di farmaci. Non si tratta di un fenomeno circoscritto al territorio italiano. Nel 2021, la stessa drammatica sorte è toccata a Dylan, un bambino di 10 anni affetto da disabilità, ucciso a Londra per mano della madre, esasperata a causa della sospensione delle terapie per via del Covid. I criminologi li definiscono omicidi pietatis causa. Sono perlopiù commessi da caregiver ovvero familiari che si prendono cura di persone malate, disabili, spesso non autosufficienti. A spingerli a compiere l’estremo gesto l’esasperazione che si trasforma in burnout. Situazioni a cui si arriva a causa di istituzioni latitanti che non offrono il giusto sostegno ai malati.