Le norme sul risparmio energetico fissano la temperatura limite di 21 gradi all’interno dei luoghi chiusi. Peccato che tale soglia spesso, e a volte abbondantemente, non viene rispettata, specialmente all’interno di uffici e negozi. Una recente inchiesta di Altroconsumo, associazione dei consumatori, ha fatto luce sui cosiddetti “furbetti del termostato” che non mancano a Milano come a Roma (le due città prese a riferimento). Secondo l’indagine, infatti, 1 luogo su 2 non rispetta le nuove misure antispreco dettate dal decreto ministeriale 383 (“Piano nazionale contenimento dei consumi di gas nazionale – Misura di contenimento del riscaldamento”), emanato lo scorso ottobre dal ministero della Transizione ecologica (oggi ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica) per contrastare il caro bollette e incentivare il risparmio energetico. Il decreto, si ricorda, fissa limiti temporali di accensione degli impianti termici di climatizzazione alimentati a gas naturale prevedendo una riduzione di 15 giorni del periodo di funzionamento e la riduzione di un’ora della durata giornaliera di attività. È anche prevista la riduzione di un grado dei valori massimi delle temperature degli ambienti riscaldati.
Le norme sul risparmio energetico impongono la temperatura limite di 21 gradi nei luoghi al chiuso. Ecco alcune rilevazioni effettuate in giro per Roma e Milano
L’indagine sviluppata da Altroconsumo comprende oltre 1.000 segnalazioni provenienti da 500 comuni diversi da parte di consumatori iscritti alla community ACmakers. I parametri presi a riferimento considerano la temperatura media da rispettare negli ambienti chiusi a 19 °C con una tolleranza di 2 °C (21 gradi), un grado in meno rispetto ai tempi passati (20 °C). Sono stati valutati anche gli indicatori di spreco energetico come porte e finestre aperte in inverno e luci accese in pieno giorno. Bene, per quanto riguarda Milano in 5 dei 9 luoghi monitorati si è registrata una temperatura oltre i limiti. Il primo sopralluogo, avvenuto nella sala Solesin al primo piano del palazzo della Regione Lombardia, ha registrato una temperatura di 22°C. Nonostante ciò, osserva l’associazione dei consumatori, ci si aspetta che il moderno edificio possa essere monitorato al meglio, rispetto a una costruzione più vecchia. Due gradi in meno invece per l’ufficio anagrafe di largo De Benedetti (probabilmente a causa di una porta sul retro lasciata aperta che ha disperso il calore presente all’interno della sala d’attesa). Tra i negozi milanesi, il più caldo è lo store di Tiger in Porta Garibaldi, registrando una temperatura di 25°C. Segue il magazzino di Zara Home in corso Venezia, dove le temperature scendono a 24 °C. Non troppo distante il clima rilevato all’interno di Zara in corso Buenos Aires: 23,6°C. Infine, anche la biblioteca Sormanni resta al di sopra della soglia consentita, nella sala dei quotidiani il termometro si ferma a 21°C, ma in sala lettura si raggiungono ben 22 °C. Nella Capitale a sforare i limiti sono soprattutto i musei: quello di Villa Torlonia, che pure sembra godere di un arieggiamento costante con numerose finestre aperte sia al piano terra che al primo piano, raggiunge lo stesso la temperatura di 21,3°C. In aggiunta, “un ulteriore segnale di disattenzione verso i consumi riguarda il salone al piano terra, seppur inondato da luce naturale al momento della rilevazione, aveva tutti i lampadari accesi”, si legge nel report. I Musei Capitolini in piazza del Campidoglio toccano i 20°C, a causa delle finestre lasciate aperte nelle sale molto grandi. Anche a Roma i luoghi più caldi sono i negozi. Da Tiger in via Cesare Battisti sono stati rilevati ben 22 gradi, “sebbene fosse in funzione un condizionatore che faceva circolare aria fresca”. Allo stesso modo, il termometro di Altroconsumo registra una temperatura di 22°C nel reparto casa di Coin di Piazzale Appio Claudio. I più virtuosi sono gli uffici anagrafe, dove il clima non supera le linee guida ministeriali dei 19°C.