Palermo studentessa ipotermia – Secondo caso di gelo nelle aule a Palermo. L’ultima ricoverata in ospedale a causa delle basse temperature in mancanza di riscaldamenti in classe era stata una bambina 10 anni, il 26 gennaio. Adesso, sempre a Palermo, è la volta di una studentessa universitaria.
Palermo studentessa ipotermia: mani e labbra nere
Stava seguendo un corso di formazione all’Università la donna che avrebbe avvertito un malore a causa del freddo in aula. I soccorsi del 118 sono intervenuti immediatamente e hanno condotto la studentessa all’ospedale Civico. Qui i medici hanno presto riscontrato uno stato di ipotermia.
A seguito dell’intervento medico, sono partite le proteste, le denunce per le condizioni dell’aula 12, in cui si è svolta la lezione all’interno dell’edificio 19 dell’ateneo in viale delle Scienze.
La donna attualmente si trova ancora in ospedale per accertamenti. Da quanto attestato su PalermoToday riguardo le sue condizioni:
“È stato riscontrato un principio di ipotermia (mani e labbra nere, i sanitari non riuscivano a prendere l’ossigenazione)”.
Da quanto raccontato dagli studenti e i presenti per il corso di specializzazione per il sostegno Tfa all’edificio 19 dell’Università, frequentato dalla donna che è stata portata in ospedale, le condizioni di gelo delle aule è un problema che persiste da circa una quindicina di giorni.
Borse calde nelle aule di Palermo: “Vestitevi come sulla neve!
Il corso per il sostegno è un tirocinio formativo attivo che si svolge ogni venerdì e sabato. Pare che i frequentanti abbiano provato ad adattarsi e risolvere il problema portando da casa strumenti diversi con il fine di riscaldarsi come possibile.
Un corsista ha raccontato così la situazione di disagio vissuta da molti studenti:
“Da alcune settimane i riscaldamenti non funzionano e siamo costretti a seguire le lezioni al freddo e al gelo, portando stufette e borse calde da casa che non sopperiscono al grave disagio. L’edificio è a vetri e di conseguenza ancora di più si disperde il calore. Abbiamo proposto lezioni online (anche perché ci sono donne in gravidanza, persone sofferenti) ma abbiamo ricevuto, come risposta, solo rifiuti”.
Questa la dichiarazione scioccante a nome di tante persone che hanno vissuto giornate di profondo disagio all’interno dell’istituto.
I frequentanti sottolineano quanto sia stato difficile per loro dover ricevere sempre inviti alla rassegnazione: come se non vi fossero soluzioni al problema. Si leggono altri messaggi di protesta che spiegano quanto successo:
“Dopo che la collega è finita in ospedale allora si sono mobilitati a spostarci in un altro edificio. Una responsabile addirittura ci ha risposto: ‘Vestitevi con i vestiti per la neve, noi non possiamo farci niente‘. Vergognoso. Siamo veramente in condizioni pietose, nonostante sborsiamo 3.700€ a testa e siamo 2.190 persone”.
Un problema non più trascurabile
Il caso della bambina di 10 anni ricoverata per ipotermia si è verificato il 26 gennaio scorso. La temperatura all’interno della classe di quinta elementare della scuola Emanuela Loi di Palermo era troppo bassa.
La preside della scuola, Rosaria Corona, aveva spiegato quanto successo:
“A seguito di malore ed evidente tremore e intorpidimento delle gambe durante il normale svolgimento delle attività didattiche, è stata condotta in ospedale dagli operatori del 118, e il genitore riferisce che i medici abbiano appurato che si sia trattato di ipotermia”.
Ora l’episodio analogo all’Università di Palermo lascia riflettere sullo stato precario di strutture adibite all’istruzione nella città. Negli ultimi giorni sono i Sindacati ad affrontare il tema d’emergenza, non più trascurabile dopo i casi di ipotermia.
Fabio Cirino, segretario della Flc Cgile ha dichiarato:
“Solidarietà agli studenti, agli insegnanti e alle famiglie che spesso si sentono spesso soli e abbandonati in trincea a combattere contro le inefficienze delle strutture edilizie scolastiche.” Ha poi proseguito con una domanda che suona come un vero e proprio invito “Se il guasto c’è, ed è segnalato da tanto tempo, e accade un incidente, che altro c’è da fare se non essere costretti a chiudere la scuola?”.