Le dichiarazioni di Sergio Mattarella hanno spinto il ministro Carlo Nordio a ritrattare alcune dichiarazioni in merito alla riforma della giustizia. Il monito principale arrivato dal Presidente della Repubblica riguardava l’autonomia della magistratura rispetto al potere esecutivo, un tema sul quale inizialmente Nordio sembrava orientato ad una posizione controversa. È stato invece lo stesso ministro a voler chiarire che, anche e soprattutto in virtù del suo lavoro di oltre 40 anni all’interno della giustizia, su questo argomento non ci saranno cambiamenti drastici:
Le riforme della Giustizia avverranno in armonia e avranno comunque un elemento non trattabile, e questo elemento è l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Ho sentito in questi giorni alcune insinuazioni, addirittura che sarebbe mia intenzione di sottoporre il pubblico ministero al potere esecutivo. Figuriamoci se, avendo esercitato la funzione di pm per 40 anni, io potrei soltanto immaginare che la mia funzione andasse sotto il potere politico.
Riforma giustizia, il ministro Nordio chiarisce: “Non avrei esercitato per 40 anni”
La sottolineatura odierna risulta cruciale nello sviluppo della riforma della giustizia su cui nelle ultime settimane si è molto dibattuto; nel corso delle dichiarazioni rilasciate quest’oggi, tuttavia, il ministro Carlo Nordio è sembrato voler adottare un approccio molto moderato e morbido non solo nelle intenzioni politiche ma anche nel linguaggio.
È lo stesso ministro infatti ad aver parlato di equità dichiarando che “qualunque riforma arriverà dopo aver ascoltato tutti”. Successivamente, Nordio è ritornato sul suo passato da pm per rafforzare l’idea che da parte sua non c’è alcuna intenzione di stravolgere il rapporto tra politica e giustizia:
Se non avessi una concezione di sacralità dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, non avrei esercitato e mantenuto la toga per 40 anni, in un modo che ritengo sia stato ispirato dai principi costituzionali di dignità e onore.
Infine, c’è stato spazio anche per una considerazione più generale sulla legge italiana in cui non è mancata una vena polemica e amara:
Priorità nella riforma sarà conciliare i tre pilastri della giurisdizione penale, magistratura, accademie e avvocatura. In Italia le leggi si contraddicono. Per ubbidire a una legge, ne devi violare altre.