È stato identificato con il nome di Alkham Khairi l’autore dell’attentato terrostico che ieri a Gerusalemme ha strappato la vita a 7 persone, ferendone circa 10. Il responsabile, un 21enne di origini palestinesi – fermato e colpito a morte dalla polizia poco dopo i fatti -, viveva nel campo profughi di Shuafat e, secondo quanto riportato dall’Adnkronos, era in possesso di un documento di identità israeliano.

Attentato Gerusalemme: chi era l’aggressore e la ricostruzione dei fatti

È un articolo del Jerusalem Post a rendere nota l’identità dell’autore dell’attacco terroristico compiuto alla sinagoga Ateret Avraham di Gerusalemme, dal bilancio di 7 morti e circa 10 feriti, di cui almeno tre in gravi condizioni. L’aggressore, rimasto ucciso in una sparatoria con le forze dell’ordine locali poco dopo i fatti, sarebbe il 21enne di origini palestinesi Alkhan Khairi, residente nel campo profughi di Shuafat e forse membro delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa. Secondo quanto ricostruito finora, sembra che il giovane sia entrato nella sinagoga e abbia fatto fuoco sui fedeli, inseguendo le persone che cercavano di fuggire. Avrebbe poi provato ad allontanarsi a bordo di un’autovettura, raggiungendo il quartiere arabo di Beit Hanina, dove sarebbe stato fermato dalle autorità, rimanendo ucciso nel corso di una sparatoria. Non è chiaro, al momento, se l’intervento delle forze dell’ordine sia stato immediato – entro cinque minuti rispetto alla prima chiamata secondo un portavoce della polizia – o se sia avvenuto dopo circa 20 minuti.

Attentato Gerusalemme
I militari israeliani demoliscono la casa della famiglia dell’attentatore, nel campo profughi di Shuafat (foto di Ansa).

L’aggressione, avvenuta a Neve Yaakov, un quartiere a nord-est di Gerusalemme abitato in buona parte da ultraortodossi ma anche da ebrei di immigrazione più recente, provenienti soprattutto da Russia ed Etiopia, ha immediatamente fatto alzare il livello di allerta tra le forze armate, che avrebbero già arrestato 42 persone, tra le quali i membri della famiglia dell’attentatore. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, l’ha definito “uno degli attentati più gravi degli ultimi anni”, assicurando ai cittadini che il Governo agirà “con decisione” e invitandoli a non farsi giustizia da soli. “Abbiamo deciso alcuni passi concreti immediati e il Consiglio di difesa del Governo li varerà in una riunione convocata per domani sera”, ha aggiunto. Dalla Casa Bianca, intanto, il presidente Biden ha diramato una nota in cui parla di un “attaco al mondo civilizzato”, assicurando la vicinanza degli Stati Uniti al premier israeliano e il loro impegno per “la sicurezza di Israele”. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha invece commentato quanto accaduto su Twitter. “Sono sconvolto dalla notizia dell’attacco alla sinagoga di Gerusalemme, durante lo Shabbat – ha scritto -. Un atto di terrore, ancora più orrendo nel giorno in cui commemoriamo la Shoah. I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alle vittime e ai loro cari”.

Festeggiamenti in diverse città della Palestina

Intanto a Jenin, in Cisgiordania, ma anche a Nablus e Ramallah e nel Sud della Striscia, la notizia dell’attentato verificatosi a Gerusalemme è stata celebrata con “fuochi d’artificio e spari in aria”. Hamas e la Jihad islamica hanno parlato di “un’ operazione eroica”, riconoscendo nell’aggressione alla sinagoga un’azione vendicativa “per i morti di Jenin”, all’indomani del blitz “antiterrorismo” israeliano in cui sono rimasti uccisi 9 palestinesi.