In senso assoluto è stato un venerdì piuttosto caotico negli Stati Uniti, la cui punta di diamante è stata la pubblicazione dei video dell’arresto di Tyre Nichols, il 29enne afroamericano morto lo scorso 10 gennaio a Memphis dopo una violenta colluttazione con gli agenti di polizia.

Sono quattro in totale i filmati, di cui alcuni derivanti dalle registrazioni delle body cam in dotazione ai poliziotti e i restanti da telecamere di sorveglianza collocate nella zona dell’arresto. Anche il presidente Joe Biden ha preso visione diretta delle immagini.

I video pubblicati sull’arresto di Tyre Nichols lasciano la gente giustamente indignata

Joe Biden, presidente degli Stati Uniti

Omicidio Tyre Nichols, agenti incastrati da telecamere di sicurezza

Omicidio Tyre Nichols, a una settimana dal licenziamento in tronco dei cinque agenti della Polizia di Memphis spuntano i video dell’arresto avvenuto la sera del 7 gennaio scorso. C’era grande apprensione da parte della comunità afroamericana e dell’opinione pubblica nel verificare con prove schiaccianti il comportamento irresponsabile da parte dei poliziotti, e il rilascio dei filmati non può che soffiare ulteriormente sul fuoco di una battaglia tutt’altro che conclusa.

Inquadrando il contesto, il 29enne viene fermato in auto in prossimità della propria abitazione. Intimato da un agente di scendere dalla vettura, esce dal veicolo lentamente mentre professa a chiare lettere la propria innocenza. A questo punto viene rapidamente ammanettato ai polsi, ma la prima scintilla che fa degenerare la situazione è il chiaro suono di uno spray (si ipotizza al peperoncino) puntato in direzione della vittima, che inizia così a scalciare nel tentativo di divincolarsi. Il giovane per un attimo sembra riuscire a sfuggire alla presa dei poliziotti, tuttavia nel video successivo si vede il ragazzo a terra accerchiato dalle autorità.

Qui il tratto saliente è rappresentato dal grido di aiuto disperato alla madre, esattamente come fece George Floyd tre anni fa, mentre il sottofondo è contrassegnato dal rumore di qualche auto di passaggio e dal fiato corto degli agenti, presumibilmente dopo un inseguimento. Dalle body cam degli ex agenti si percepisce un chiaro intento di “mettere a tacere” le immagini, tant’è vero che in più frangenti queste sono girate verso l’interno e celano la vista completa di ciò che sta accadendo. A incastrare i cinque è un’altra telecamera di sicurezza posta qualche metro sopra le loro teste.

L’ultimo video pubblicato non lascia invece dubbi di interpretazione. Con Nichols steso a terra supino, si vede uno dei poliziotti tirare un calcio secco alla testa della vittima, che diventerà il primo di una lunga serie di colpi. Reso inoffensivo e privo di sensi, il 29enne viene sollevato e colpito nuovamente con una raffica di pugni. Mentre è in corso la “punizione” nessuno dice nulla, e anche mentre il giovane è steso a terra come un sacco di patate non c’è nessun segnale di pentimento, anzi.

Nichols morirà tre giorni dopo lasciando in eredità una lunga scia di ingiustizia ancora senza una risposta. È l’ennesimo caso che sconvolge l’America e soprattutto alimenta i tanti dubbi sull’integrità delle forze dell’ordine statunitensi.