Stipendi differenziati docenti scuola, cosa sono le gabbie salariali? La questione è emersa dopo le parole del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha ipotizzato stipendi diversi per gli insegnanti a seconda delle zone dove prestano servizio. Non è una differenza di poco conto se si considera che i docenti che si trasferiscono dalle regioni del Sud Italia al Nord devono affrontare costi elevati per affitto e altre spese. Proprio a causa del caro vita, molti docenti rifiutano una chiamata, oppure non accettano la cattedra di ruolo, o anche lasciano deserti strumenti, come la “Call diretta”, che consente di ottenere la stabilizzazione spostandosi di regione. In ogni modo, il ministro dell’Istruzione ha smentito di aver parlato di gabbie salariali per risolvere la questione degli stipendi nella scuola, e dunque di retribuzioni differenziate tra Nord e Sud Italia. La questione stipendi rimane tuttavia uno dei problemi che la scuola dovrà risolvere: al di là delle differenze di costi che gli insegnanti sostengono a seconda di dove vivano, le retribuzioni del personale scolastico italiano rimangono tra le più basse dell’Unione europea.
Stipendi docenti scuola: cosa sono le gabbie salariali?
Gli stipendi differenziati tra i docenti, dunque, possono avere svariati effetti, al di là delle gabbie salariali. In primo luogo, metterebbero in dubbio la validità dello stesso contratto nazionale della scuola, che applica le stesse retribuzioni a parità di incarico assegnato, con differenziazioni solo in ragione delle qualifiche dei docenti e dell’anzianità di servizio. Se si scegliesse un sistema differenziato di retribuzioni si metterebbe in discussione tutto il contratto collettivo nazionale. Differente sarebbe il caso in cui, nell’ambito dell’autonomia organizzativa scolastica, si decidesse di assegnare degli incentivi mirati – ma andrebbero individuate le motivazioni – in base al merito dei docenti. In tutti i casi, la risposta che finora trova tutti d’accordo, anche le parti sociali, i sindacati e Confindustria, è che tutti gli stipendi degli insegnanti andrebbero aumentati, perché attualmente risultano troppo bassi. Ma non attraverso le gabbie salariali, istituiti oltre cinquant’anni fa per diversificare le retribuzioni su base regionale o provinciale per prestazioni di lavoro del medesimo tipo.
Retribuzioni nella scuola e mobilità insegnanti
Se nella scuola si dovessero reintrodurre le gabbie salariali probabilmente si ripeterebbero gli errori che hanno portato, dopo la metà del secolo scorso, alla loro abolizione. Le gabbie salariali, infatti, hanno causato l’aggravamento del divario tra il Nord e il Mezzogiorno, con salari più alti nelle regioni del Settentrione e paghe più basse, anche dettate da una disoccupazione molto più accentuata, al Sud. La questione salariale, dunque, investirebbe in primo luogo la struttura della scuola: oggi, i candidati docenti sono soprattutto al Sud Italia, mentre le cattedre si trovano concentrate al Nord Italia. Spostarsi di regione per andare a lavorare, con il vincolo triennale della mobilità che impedisce un ritorno immediato, comporta per gli insegnanti sostenere spese elevate laddove il reddito pro-capite è più alto rispetto alla propria residenza. Milano è la città con i costi più alti in Italia, soprattutto per gli affitti e, come per qualsiasi altro tipo di lavoro, va messo in conto che buona parte dello stipendio va via solo per l’alloggio. Ma è la città che offre più opportunità di stabilizzazione ai docenti. Oltre alle retribuzioni, qualche buona notizia potrebbe arrivare dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): più infrastrutture al Sud, soprattutto per quanto riguarda gli istituti, ma anche i mezzi pubblici per spostarsi, in primis dell’alta velocità ferroviaria, potrebbero avvicinare le due realtà – Nord e Sud – facendo crescere il Prodotto interno lordo delle regioni del Mezzogiorno e favorendo la mobilità sostenibile anche degli insegnanti.