Ad Haiti le regole si sono invertite e stavolta, anziché i civili, a manifestare sono gli agenti di polizia. 

Le guardie sono in rivolta perché bande criminali hanno ucciso, dall’inizio dell’anno, almeno 14 agenti e i ribelli incolpano il governo di non essere intervenuto in maniera consona, di non aver agito.  

Più di un centinaio di ribelli hanno bloccato strade, bruciato copertoni, rotto telecamere di sicurezza e danneggiato veicoli. Le rivolte si registrano nella capitale Port-au-Prince.

Polizia in rivolta ad Haiti, i morti

Solo nella giornata di mercoledì sono morti 7 agenti uccisi in una sparatoria. Sono morti altri due agenti uccisi in una stazione di polizia e altri quattro in stile esecuzione. Così, i poliziotti sono scesi nelle strade della capitale per fare sentire le loro voci. Alcuni hanno fatto irruzione nella residenza del primo ministro Ariel Henry, ma lui non c’era. Si sono allora diretti verso l’aeroporto internazionale di Haiti per aspettare che facesse rientro dal suo viaggio in Argentina. Sembra che i manifestanti abbiano cercato di ottenere l’accesso all’aeroporto rompendo i vetri, ma il signor Henry è riuscito a non farsi trovare. Da quando lui è al potere, ovvero dal 2021, sono morti ben 78 agenti. 

Giovedì molte aziende e scuole sono rimaste chiuse a causa delle proteste.

Il problema della criminalità

Secondo i media haitiani c’è un incremento della criminalità sull’isola negli ultimi tempi, un aumento dei rapimenti dall’inizio dell’anno e Port-au-Prince e altre città sono state tormentate per mesi dall’escalation della guerra tra gang. Uno dei problemi principali dell’isola è che la polizia non riesce, da sola, a far fronte alle violenze perpetrate dalle bande criminali. Nell’ottobre del 2022 il governo di Henry aveva provato a tentare di gestire il problema della criminalità chiedendo una forza di sicurezza multinazionale alla comunità internazionale, ma il suo appello è rimasto inascoltato.