Ipertensione scoperta nuova cura. L’ipertensione arteriosa è una delle malattie più comuni nei paesi industrializzati tanto da colpire circa il 20% degli adulti. Facendo riferimento all’Italia, sono oltre 10 milioni le persone che ne soffrono. Solitamente viene tenuta sotto controllo grazie a delle terapie e cure, ma in alcuni casi può degenerare fino a diventare mortale.
Capire quando si tratta di ipertensione arteriosa non è così facile, ma qualora si manifestassero determinati sintomi è necessario chiamare un medico che possa fare una diagnosi al riguardo. Mai sottovalutare mal di testa improvviso, pulsante e a carico di tutto il capo, sensazione di testa pesante, ronzii alle orecchie, vertigini, sudorazione fredda, sangue dal naso, dispnea e cardiopalmo, senso d’ansia opprimente, nausea e vomito e problemi di vista.
L’origine dell’ipertensione arteriosa non è una soltanto e alcune volte è possibile tentare di prevenirla. In che modo? Seguendo uno stile di vita sano e corretto, con tanto di alimentazione e attività fisica. Una dieta equilibrata, infatti, è fondamentale per limitare i rischi di ictus, infarto e molti altri. Dunque, chi soffre di pressione alta deve limitarsi nel consumo di sale e alimenti ricchi di sodio. Inoltre, si prediligono cibi contenenti di potassio e calcio attraverso il consumo quotidiano di almeno tre porzioni di frutta e due porzioni di verdura, quattro volte la settimana dei legumi, almeno una tazza al giorno di latte o di un vasetto di yogurt.
Ipertensione scoperta nuova cura
In alcuni casi l’ipertensione arteriosa può avere un’origine genetica ed è per questo che potrebbe essere più difficile fare una prima diagnosi. A tal proposito un gruppo di medici della Queen Mary University di Londra, del Barts Hospital e del Cambridge University Hospital avrebbe lavorato ad uno studio pubblicato su Nature Medicine che potrebbe essere utile per conoscere l’origine e di conseguenza trovare un modo immediato per curarla.
Quasi sempre, conoscere la vera causa dell’ipertensione è impossibile ed il trattamento con i vari farmaci risulta essere l’unica soluzione per contrastare il problema. L’analisi portata avanti dai ricercatori tratta però tale argomento, infatti, è il gruppo di esperti avrebbe scoperto che in almeno il 5-10% dei casi il problema congenito potrebbe essere determinato. Si parla di una mutazione genetica delle ghiandole surrenali, che potrebbe portare alla produzione di quantità troppo alta di aldosterone. Quindi, si tratta di un ormone che porta a una ritenzione di sale nel corpo e fa sì che avvenga un aumento della pressione sanguigna. Per questo motivo, molti pazienti resistono spesso ai trattamenti medici e sono gli stessi che rischiano di avere un infarto o un ictus.
Così gli esperti avrebbero lavorato allo sviluppo di un nuovo tipo di tomografia computerizzata utile ad illuminare piccoli noduli nelle ghiandole surrenali e a curare l’ipertensione, portando alla loro rimozione. Infine, è necessaria la combinazione del nuovo test con un’analisi delle urine specifica così da portare i pazienti a terminare del tutto il trattamento per l’ipertensione.
Lo studio inglese
Lo studio condotto dal gruppo di ricercatori della Queen Mary University di Londra, del Barts Hospital e del Cambridge University Hospital ha preso in considerazione 128 soggetti con diagnosi di ipertensione arteriosa secondaria ad un eccesso di aldosterone. Il dott. Morris Brown, professore di ipertensione endocrina presso la Queen Mary University di Londra e coautore dello studio, avrebbe riferito: “Questi noduli che producono aldosterone sono molto piccoli e si perdono facilmente in una normale TAC. Ma quando si illuminano per pochi secondi dopo il contrasto radioattivo è possibile scoprire la vera causa dell’ipertensione e curarla. Attualmente fino al 99% dei pazienti non viene mai diagnosticato data la difficoltà e la scarsa disponibilità di questi test nella maggior parte degli ospedali”.