Gli esperti prevedono che il numero dei centenari continuerà ad aumentare nei prossimi decenni e che nel 2050 ci sarà un vero e proprio boom di persone di almeno 100 anni.

La notizia è stata diffusa dal Washington Post che ha evidenziato come la ricerca scientifica abbia studiato l’evolvere della longevità umana. I fattori genetici sono senza dubbio una parte fondamentale per vivere più a lungo, ma accanto a ciò altre componenti rivestono un ruolo chiave come l’attività fisica, il radicamento sociale, le buone relazioni con gli altri e la qualità ambientale del luogo in cui si vive.

Il quotidiano americano ha sottolineato come la speranza di vita si sia già innalzata negli ultimi anni come dimostra la recente scomparsa della persona più anziana del mondo, suor Andrè in Francia all’età di 118 anni.

Le Nazioni Unite hanno stimato che nel corso del 2022 in tutto il mondo fossero quasi 600.000 i centenari, mentre si prevede che entro il 2050 la cifra possa aumentare di 6 volte fino ad attestarsi addirittura a 3,7 milioni. In poche parole sarà molto più probabile vivere fino ad oltre cent’anni rispetto ad oggi.

Gli scienziati impiegati nello studio dell’evoluzione della longevità umana hanno affermato che tutto dipende in primo luogo dal DNA: sono proprio i geni trasferiti dai genitori a predisporre un singolo individuo ad una speranza di vita centenaria.  

Luigi Ferrucci, direttore scientifico del National Institute on Aging, ha però chiarito che non si tratta di un singolo gene bensì di un insieme di fattori biologici che contribuiscono tra loro.

2050 boom di centenari: nuovi studi per individuare i geni della longevità

La ricerca su centinaia di soggetti di almeno cent’anni condotta sotto il coordinamento del direttore dell’Institute for Aging Research presso l’Albert Einstein College of Medicine nel Bronx, Nir Barsilai, avrebbe infatti constatato un’interessante correlazione tra i centenari e la loro progenie.

I figli dei centenari sarebbero infatti più in salute rispetto ai loro coetanei e dimostrerebbero a livello cellulare un’età di dieci anni più giovane di quella anagrafica.

A breve inoltre partirà un nuovo progetto guidato dallo stesso ricercatore: l’obiettivo è indagare 10.000 centenari, i loro figli e un gruppo rappresentativo della popolazione per individuare con maggiore precisione i vari geni che favoriscono una lunga vita.

In particolare è assodato che chi possiede una specifica mutazione nell’ormone della crescita ha statisticamente una maggiore probabilità di vivere più a lungo proprio perché l’organismo utilizza un minor quantitativo di energia: in questo caso infatti il corpo spende energia per mantenere funzionanti le cellule esistenti e non ha bisogno di produrne di nuove.

Lo scopo del progetto è indirizzato all’utilizzo di un’intelligenza artificiale per individuare i geni e di conseguenza favorire lo sviluppo della ricerca farmaceutica per un perfetto “elisir di lunga vita”.

Non è tuttavia una condizione prettamente genetica: stile di vita ed ambiente sono altrettanto fondamentali per arrivare a cent’anni. In Giappone sono frequenti anche casi di supercentenari, ossia persone che riescono a superare 110 anni di vita.

Inquinamento, stress, stile di vita e altri fattori determinanti

Robert Young, direttore della ricerca presso il Gerontology Research Group, ha però sottolineato un’importante questione. Quello che fa davvero la differenza rispetto ad un secolo fa è la condizione di vita della popolazione attuale.

Il discrimine moderno è in gran parte ambientale: chi vive in zone di minaccia bellica o non ha un adeguato accesso all’assistenza sanitaria di qualità, o vive in zone altamente inquinate o ancora chi ha uno stile di vita prettamente sedentario a causa del proprio impiego difficilmente potrà sperare di diventare un supercenteranio, nonostante una buona predisposizione genetica.

Lo stress quotidiano poi sarebbe una causa determinante per il logorio e il deperimento dell’organismo e avrebbe anch’esso uno ruolo fondamentale per vivere più o meno a lungo.