Orientamento scolastico e iscrizioni all’Università. Ne abbiamo parlato a Open Day, trasmissione condotta da Annalisa Colavito, con il Magnifico Rettore dell’Università Niccolò Cusano Fabio Fortuna.
Orientamento scolastico
“Non è facile scegliere, soprattutto per quanto riguarda le scuole primarie e secondarie di primo grado -ha affermato Fortuna-. Ci sono istituti che vengono classificati come più duri, altri come meno difficili. Bisogna cercare di capire quali sono le potenzialità dei propri figli, in maniera oggettiva. Per quanto riguarda invece la scuola secondaria di secondo grado la situazione è ancora più complessa, perché si tratta di ragazzi adolescenti, che hanno una percezione della realtà diversa rispetto ad alcuni anni fa, hanno anche maggiori possibilità di informarsi. Oggi possono vedere in rete ciò che si fa nelle scuole e cercare di capire quali possono essere quelle più indicate. Ovviamente anche a quell’età è fondamentale il supporto delle famiglie e della stessa scuola. Questa deve essere l’impostazione del presente e del futuro: far sì che l’orientamento nella scuola di secondo grado venga condizionato dalla valutazione dell’andamento del proprio figlio nella scuola media. Lì già traspaiono interessi maggiori per il settore umanistico oppure per discipline scientifiche e l’aiuto viene anche dai professori. Le stesse scuole secondarie di primo grado devono preoccuparsi di fare un orientamento valido per i discenti“.
Iscrizioni all’Università
Per quanto riguarda l’orientamento a livello universitario, il Prof. Fortuna ha sottolineato:
“Mentre in passato c’era un discorso di preparazione all’università, per cui le famiglie tendevano a far iscrivere i propri figli ai licei, oggi non è più così. Oggi ci si può iscrivere tranquillamente all’università anche venendo da un istituto tecnico-professionale. Noi in Italia abbiamo un triste primato: soltanto il 28% delle persone giunge alla laurea e questo ci pone al penultimo posto in Europa, solo la Romania fa peggio di noi. Altro problema è relativo al fatto che mancano figure specialistiche che possano poi inserirsi nel mondo del lavoro perché gli istituti tecnici hanno perso appeal rispetto al passato e questo è sbagliato. Non bisogna avere i paraocchi, i ragazzi devono sentire ciò che dicono le famiglie e la scuola deve essere in grado di aiutarli”.