Cosa significa il termine Shoah? E’ un termine ebraico che letteralmente significa “tempesta devastante” (dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11).
Cosa significa il termine Shoah?
Come spiega la Treccani, con questo termine si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico durante la Seconda Guerra mondiale; è vocabolo preferito a olocausto in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile.
La Shoah è il frutto di un progetto d’eliminazione di massa che non ha precedenti, né paralleli: nel gennaio del 1942 la conferenza di Wansee approva il piano di “soluzione finale” del cosiddetto problema ebraico, che prevede l’estinzione di questo popolo dalla faccia della terra. Lo sterminio degli ebrei non ha una motivazione territoriale, non è determinato da ragioni espansionistiche o da una per quanto deviata strategia politica. È deciso sulla base del fatto che il popolo ebraico non merita di vivere. È una forma di razzismo radicale che vuole rendere il mondo “Judenfrei” (“ripulito” dagli ebrei).
Shoah, in ebraico, è stato usato anche per parlare del genocidio armeno da parte dei turchi e per altre catastrofi umane di questo tipo. È una parola potente, che da subito ci para davanti agli occhi le immagini dell’orrore supremo, del male incarnato, dell’atrocità che l’uomo sa infliggere all’uomo.
Che differenza c’è con il termine olocausto?
Il termine olocausto, scelto per l’immediato richiamo all’incenerimento dei corpi nei forni crematori, portacon sé l’idea di sacrificio e di offerta alla divinità e restituisce un messaggio fuorviante e potenzialmente offensivo nei confronti delle vittime.
La maggior parte degli studiosi, quindi, considera più appropriato la parola Shoah, derivante dalla lingua ebraica e utilizzata nella Bibbia con il significato di catastrofe, disastro e distruzione. Il termine era già stato adottato nel 1951 in Israele con l’istituzione della giornata nazionale dedicata alla commemorazione dello sterminio (yom ha-shoah). In Europa, invece, è entrato a far parte del linguaggio pubblico, sostituendo appunto la traduzione dall’inglese di Holocaust, nella metà degli anni ‘80 grazie allo straordinario successo dell’omonimo film di Claude Lanzmann.