“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, scriveva Primo Levi, tra i superstiti italiani della Shoah. È proprio per non dimenticare che, il 27 gennaio di ogni anno, si celebra internazionalmente il Giorno della Memoria, istituito per commemorare le vittime dell’Olocausto nel giorno della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau da parte dell’Armata Rossa, nel 1945. Dopo la celebrazione tenutasi ieri in Senato, le commemorazioni proseguono oggi al Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica, e presso il ministero dell’Istruzione, dove saranno anche premiate le scuole vincitrici del concorso “I giovani ricordano la Shoah”.

Giorno della Memoria 2023: le dichiarazioni al Quirinale

Noemi Di Segni: “Memoria è consapevolezza delle responsabilità”

Tra i primi a prendere la parola, Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, che ha riflettuto sul significato profondo delle parole e della memoria.

Tra i primi libri che procuriamo ai nostri figli quando iniziano la scuola c’è il vocabolario – ha esordito -. Presto comprendono il criterio di sistemazione delle voci, per ricercare il significato di una determinata parola. Ci son parole che hanno un significato universale e, vivendole, si percepiscono al di là della spiegazione fornita: amore, sole, neve, figli; quelle che invece si inventano nell’intimità familiare e fanno parte di un vocabolario tutto nostro. Ci son parole che esistono e che viviamo da millenni – Dio, fede, creazione -, ma anche guerra, odio e, aggiungo, l’ antisemitismo, variano ma restano sempre. Ci son vocaboli che hanno un significato semplice e lineare, ma per noi, testimoni e figli della Shoah, hanno un significato totalmente diverso, son quasi impronunciabili o, comunque, rievocano un dolore lancinante, quasi richiedono un respiro per essere banalmente utilizzate: treno, campo, forno, gas, selezione, destra, sinistra, specialmente se pronunciate nella lingua dell’invasore. Oggi è il Giorno della Memoria […], far memoria significa essere in grado di aprire il nostro vocabolario, capire il significato che hanno per noi certe parole, saper aggiungere quelle che ancora mancano – responsabilità e coerenza -, saper mettere affianco a certi termini la spiegazione completa, affinché gli studenti di oggi sappiano quel che è stata l’Italia negli anni ’38-’45, sappiano leggere la voce Shoah nel suo pieno significato italiano – quanto avvenuto ad Auschwitz e perpetrato dai nazisti, ma anche la persecuzione fascista, legalizzata nel ’38 – […]. Ma sappiano anche, e non solo gli studenti, quel che è stata l’Italia nel ventennio fascista, i suoi retaggi celati nel dopoguerra ed oggi nostalgicamente rievocati. […] Memoria non significa ascoltare con una carezza misericordiosa gli ebrei per lo sterminio di 6 milioni, ma è consapevolezza delle responsabilità italiane, capire che l’indifferenza è stato quel vocabolo che ha fatto la differenza.

Il ministro Valditara: “Il ricordo di Auschwitz appartiene al nostro patrimonio culturale”

È stata poi la volta del ministro italiano dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che, nel corso del suo intervento, ha ricordato il 75esimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione italiana, quest’anno, citando una relazione di Giorgio La Pira che riassume il principio personalistico della nostra Carta. “La memoria serve per avere ben fissi nella nostra mente certi eventi e, con essi, certi valori. Il ricordo di Auschwitz appartiene al nostro patrimonio culturale”, ha detto il ministro, ricordando l’approvazione di un Fondo istituzionale per promuovere e incentivare i Viaggi della Memoria, misura fortemente voluta anche dalla senatrice Liliana Segre. “L’antesimitismo ha tante facce – ha concluso -, ma ha alla base un unico problema: l’incapacità di chi, perso nelle nebbie e negli abissi del proprio sé, non sa immedesimarsi nell’altro, non sa sentire l’altro, chiunque esso sia”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “La comprensione è un cammino difficile, ma necessario”

“Ogni anno, il Giorno della Memoria, istituito con legge nel 2000, ci sollecita a ricordare, a testimoniare e a meditare sui tragici avvenimenti che attraversarono e colpirono l’Europa nella prima metà del secolo scorso, il Novecento, definito, da alcuni storici, non senza ragione, come ‘il secolo degli stermini’. Lo facciamo, sempre, con l’animo colmo di angoscia e di riprovazione”, ha esordito il presidente della Repubblica nel corso del suo intervento al Quirinale, ricordando gli orrori della Shoah. “Il sistema di Auschwitz e dei campi a esso collegati fu l’estrema, ma diretta e ineluttabile, conseguenza di pulsioni antistoriche e antiscientifiche, istinti brutali, pregiudizi, dottrine perniciose e gretti interessi, e persino conformismi di moda – ha proseguito -. Tossine letali – razzismo, nazionalismo aggressivo e guerrafondaio, autoritarismo, culto del capo, divinizzazione dello Stato – che circolarono, fin dai primi anni del secolo scorso, dalle università ai salotti, persino tra artisti e docenti , avvelenando i popoli, offuscando le menti, rendendo aridi cuori e sentimenti”.

“Avvicinarsi alla comprensione dei motivi per cui la storia dell’umanità – e, nello specifico, dell’Europa – abbia compiuto, nel secolo scorso, una così grave e spaventosa involuzione è un cammino difficile, ma necessario”, ha dichiarato citando Primo Levi. “Così come è fondamentale mettere in luce come la persecuzione razziale poggiasse su un complesso sistema di leggi e provvedimenti, concepiti da giuristi compiacenti, in spregio alla concezione del diritto, che nasce – come sappiamo – dalla necessità di proteggere la persona dall’arbitrio del potere e dalla prevaricazione della forza. La Shoah, infatti, ossia la messa in pratica di una volontà di cancellare dalla faccia della terra persone e gruppi ritenuti inferiori, è stato un lento e inesorabile processo, una lunga catena con molti anelli e altrettante responsabilità”. Mattarella è poi tornato sull’importanza della Costituzione italiana, che “volle sancire solennemente, all’articolo 3, la pari dignità ed eguaglianza di tutti i cittadini, anche con l’espressione ‘senza distinzione di razza’”.

Una scelta simbolica e significativa, per il Presidente, che ha parlato dell’Olocausto come di un unicum nella storia dell’uomo. “I racconti dei pochi sopravvissuti dai campi di sterminio, ma anche la imponente documentazione raccolta negli archivi del Reich, descrivono quei luoghi come l’inferno, il regno della crudeltà, dell’arbitrio, della morte – ha proseguito il Presidente -. Bambini, anziani, uomini e donne inabili al lavoro finivano direttamente dal treno alle camere a gas, sperimentate dai tecnici nazisti, prima per la spietata e criminale campagna di eliminazione dei disabili e poi con i prigionieri di guerra. Agli altri, gli scampati, gli aguzzini riservavano un’esistenza lugubre, durissima, precaria, fatta di massacranti lavori forzati, di freddo, di fame, di umiliazioni, di punizioni corporali, di terrore. Al minimo segno di cedimento fisico, attraverso la terribile pratica delle selezioni, venivano spediti anch’essi alle camere a gas. I più sfortunati perirono, tra immani sofferenze, come cavie degli esperimenti dei medici nazisti. Altri morirono di freddo o furono uccisi brutalmente durante il trasferimento in altri campi, le cosiddette ‘marce della morte’. Milioni di donne e di uomini, furono spogliati e depredati di tutto, della dignità e della vita, ridotti e trattati come oggetti senza valore. Rincuora pensare che adesso, oltre ai tanti in visita, ogni anno, migliaia di ragazzi diano vita a una ‘marcia dei viventi’ da Auschwitz a Birkenau, per vicinanza ai sopravvissuti e per ricordo di quanti vi trovarono la morte”.

Dopo essere tornato sull’importanza della Resistenza e sulla preoccupante riemersione di sentimenti razzisti e negazionisti, Mattarella ha concluso il suo intervento ricordando l’impegno sociale a cui tutti sono chiamati. “Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo“, ha dichiarato.