“L’omosessualità non è un crimine”. Non era mai stato così netto Papa Francesco su questo tema che divide la società ma soprattutto la Chiesa. All’inizio del pontificato aveva dichiarato: ”Chi sono io per condannare un gay o una donna che ha abortito, ha divorziato e si è risposata?”. Ma ora, in un’intervista concessa all’”Associated Press” la presa di posizione è ferma ed esplicita, e innova profondamente la posizione ufficiale della Chiesa di Roma.
Il Papa e l’omosessualità
“Essere omosessuali non è un delitto, è una condizione umana”, e “le leggi che la criminalizzano sono ingiuste”, ha detto Francesco, che ha amici gay ed incontra molti di loro nelle udienze in Vaticano. “Siamo tutti figli di Dio e Dio ci ama così come siamo, e per la forza che ognuno di noi ha di lottare per la propria dignità”, ha aggiunto. “Certo -ha spiegato ancora- l’omosessualità per la Chiesa è peccato, ma allo stesso modo in cui è peccato la mancanza di dignità”. Sono prese di posizioni tanto più importanti se si considera che sulla questione dell’omosessualità si consumano molte delle critiche al papa argentino. Come ad esempio fa, nel suo recente libro “In buona fede” (scritto con la vaticanista Franca Giansoldati), il cardinale Gerhard Muller, capofila dei tradizionalisti che ricorda al papa che l’omosessualità non è contemplata da Dio, che ha creato solo uomini e donne. Una chiusura che si registra anche nel libro postumo di Benedetto XVI, “Che cos’è il cristianesimo” che, senza voler minimamente attaccare Francesco, condanna senza appello lo “stravolgimento dei sessi attraverso l’ideologia gender”. E anche il libro del segretario di Benedetto XVI, Georg Gaenswein “Nient’altro che la verità”(scritto con il vaticanista Saverio Gaeta) è parecchio critico nei confronti di Francesco, laddove scrive ad esempio del grande dolore che il papa regnante inferse al papa emerito quando, con un motu proprio, scoraggiò la celebrazione della Messa in latino. Questo attacco “letterario” congiunto al magistero di Bergoglio, si salda a numerosissime altre critiche, come quelle rivoltegli dal cardinale australiano George Pell, morto qualche giorno fa, che ha lasciato un testamento spirituale in cui giudica il processo sinodale voluto da Francesco “un veleno tossico per la Chiesa”, e ha lasciato anche un memorandum anonimo, in cui definisce il pontificato del papa latinoamericano una “catastrofe”. Ora, nell’intervista all’AP, Bergoglio risponde a tutte queste e ad altre contestazioni senza volto, e lo fa con ironia ed eleganza, definendole “sgradevoli come un’eruzione cutanea che dà un po’ fastidio”. Aggiungendo: ”Però io preferisco che lo facciano, perché così c’è libertà di parola…l’unica cosa che chiedo è che me lo dicano in faccia, perché è così che cresciamo tutti”.
Bergoglio e le dimissioni
Ma nell’intervista all’”Associated Press”, Francesco affronta anche il tema della sua salute (tradizionale tabù in Vaticano), e delle dimissioni di un papa. La mia salute è buona, dice in sostanza il pontefice, il ginocchio migliora, anche se, rivela, è tornata la stenosi diverticolare per la quale era stato operato al colon nel 2021. Per quanto riguarda le dimissioni, Bergoglio ribadisce che non pensa minimamente di dimettersi, ma che vuole continuare a fare il vescovo di Roma, fino a che le forze glielo consentiranno. E aggiunge una novità importante, laddove afferma che non intende dare alle dimissioni di un papa una regolamentazione giuridica, con la definizione dello status, di dove ritirarsi, e come vestirsi. Sull’accordo con la Cina (contestato da sempre dal fronte conservatore) infine, taglia corto: “Le autorità cinesi -dice- a volte sono un po’ chiuse, a volte no, in ogni caso dobbiamo camminare con pazienza in Cina”, perché “stiamo facendo dei passi avanti”. Il fronte conservatore e la sua smania di un nuovo conclave, è avvertito.
VaticanoMondo è una rubrica a cura di Raffaele Luise, storico vaticanista Rai