Che cos’è la biblioterapia? Quanto è spendibile, nel mercato del lavoro, un master sul tema? Perché è importante parlarne? Abbiamo trattato l’argomento con Marco Dalla Valle, biblioterapista, ad Open Day, su Radio Cusano Campus. “Il termine biblioterapia ha una doppia valenza: biblio, vuol dire libro e terapia, vuol dire cura non medica. Ci aiuta anche l’inglese: to cure, cura riparativa e to care, concetto olistico curativo, che permette di pensare al libro come ad uno strumento che ci permette di stare meglio, favorire il benessere – ha osservato Dalla Valle – esistono due tipi di biblioterapia: quella clinica, usata in ambito medico e quella dello sviluppo, utilizzata laddove si vuole far crescere le capacità personali. Aiutare i ragazzi a vedere il mondo e se stessi con occhi diversi, trovare modalità differenti di risolvere, affrontare e guardare i problemi con occhi differenti, penso al bullismo, ai ragazzi con problemi di DSA, penso all’integrazione, problemi presenti all’interno della scuola a cui la biblioterapia può dare un buon contributo. La biblioterapia è una cura emotiva, umana, ma anche affettiva e collettiva.”
Che cos’è la biblioterapia? Una modalità differente di apprendere: circolare, non frontale
Che cos’è la biblioterapia? L’esperto ha sottolineato che è “una modalità differente di apprendere, non frontale ma di gruppo. Far circolare i libri è importante, determinati brani posso darci in un gruppo la possibilità di portare trame e personaggi, e una parte di noi stessi. Le persone inizialmente sono titubanti poi hanno l’urgenza di esprimere qualcosa di loro stessi, e nel gruppo circolano una serie di questioni che vanno a sollecitare i componenti dei gruppi.”
La scuola come usa i libri?
“Mi sono occupato in diversi modi della biblioterapia a scuola: collaboro con l’Università degli Studi di Verona, sono referente del Master in Biblioterapia e del Comitato del Scientifico del centro di ricerca in biblioterapia nato negli ultimi due anni. Siamo stati a Roma per un convegno sul tema e ci siamo resi conto che la scuola potrebbe accogliere la biblioterapia e utilizzarla come uno strumento. Il problema è che all’interno della scuola non si considera il libro al di fuori dell’ambito didattico – ha aggiunto Dalla Valle – il libro è molto personale. L’obiettivo è condividere le letture di ognuno, se si lavora coi ragazzi il docente deve trasformarsi in un lettore tra i lettori. L’Istat ci dice che i ragazzi leggono, ma non leggono quello che la scuola vuole. La prima cosa da fare per offrire loro una letteratura è legittimare le loro letture e condividerle.”