Gli audio di Bandecchi diffusi da Repubblica animano il dibattito. Alcune testate giornalistiche, tra le quali il quotidiano di proprietà del Gruppo Gedi e Romatoday, hanno pubblicato registrazioni di riunioni e messaggi audio WhatsApp inviati nella chat dei dipendenti di Stefano Bandecchi, presidente del CdA dell’Università Niccolò Cusano. L’Ateneo è al centro delle indagini della Guardia di Finanza per una presunta evasione fiscale. Negli ultimi giorni l’attenzione mediatica si è spostata dall’inchiesta delle Fiamme Gialle al rapporto tra Bandecchi e i dipendenti dell’Università e i redattori degli organi d’informazione dell’Unicusano.
Gli audio di Bandecchi diffusi da Repubblica animano il dibattito
Stefano Bandecchi replica così:
“Sono convinto che chi ascolta questo video possa solo avere l’essenza della lotta di un uomo che vuole raggiungere dei risultati per la sua azienda. Qui si spiega in modo molto chiaro che io non devo chiedere nulla ma neppure subire ingiustizie dagli altri. Quello era un momento in cui l’Unicusano stava subendo soprusi da un Ministro che considerava l’Ateneo inferiore agli altri. Senza contare che siamo la prima Università d’Italia per ingegneria industriale. Si sente la rabbia e la forza di un imprenditore che dice ‘Noi dobbiamo avere uno strumento, un media, che possa stimolare le persone non per ricattarle ma per difenderci’. Avevamo bisogno di un’arma per tutelarci”.
Nell’audio si fa riferimento, poi, all’applicazione di un’emittente che non funzionava da tempo e Bandecchi chiedeva perché non fosse stato avvisato.
“Da 6 mesi mancava l’app e io me ne sono accorto da solo, nonostante gestisca un’azienda immensa sono attento a tutti gli aspetti proprio perché amo l’Università e i lavoratori dei nostri media. Mentre chi era pagato per vigilare su quell’aspetto non lo aveva fatto. A questo contributo pubblicato dalla stampa nazionale per parlare male di Stefano Bandecchi io rispondo che è da mostrare a tutti coloro che vogliono diventare imprenditori”.
Quella riunione è stata registrata da una ex dipendente con consenso di Stefano Bandecchi: “Ero stato avvisato perché l’audio serviva come appunto. Succedeva sempre”. A testimoniare che il Presidente fosse a conoscenza della registrazione è Alessio Moriggi, oggi direttore di rete, allora caporedattore della tv e presente a quella riunione: “Informavamo regolarmente Bandecchi di avviare la registrazione delle riunioni per non perdere nessun passaggio delle sue comunicazioni. Era consapevole e non si è mai rifiutato di parlare a microfoni accesi”.
Audio di Repubblica su ferie e smart working. Risponde Bandecchi
Repubblica diffonde, poi, alcuni messaggi WhatsApp che Bandecchi ha inviato alla chat dei dipendenti dell’Unicusano durante il lockdown che l’Italia ha vissuto a causa del Covid. Nell’audio Bandecchi parlava di ferie e smart working, secondo il quotidiano, in modo aggressivo e intimidatorio. Alle accuse il Presidente risponde così:
“Quell’audio spiega che un tot di giorni di ferie sono decise dall’azienda, un altro tot è a discrezione dei dipendenti. Lo ricordo perfettamente: ero chiuso nella sede dell’Università con alcuni impiegati che avevano scelto di vivere nel campus durante il lockdown. La televisione e la radio dovevano rimanere accese, ho detto tranquillamente ai lavoratori che se volevano continuare a lavorare potevano farlo altrimenti sarebbero potuti andare in cassa integrazione. Ma ho lottato per evitarlo”.
Bandecchi continua:
“Repubblica si attacca alle supercazzole facendo sentire messaggi interni decontestualizzati. Se durante l’orario di lavoro in smart working le persone non rispondono né al telefono né via mail bisogna capire cosa succede. Era chiaro che evidentemente queste persone irreperibili fossero uscite durante un orario di smart working, a differenza dei loro colleghi che lo facevano durante l’orario di pausa rispettando il tradizionale orario che avrebbero tenuto lavorando in presenza all’Università. Ad esempio, i manutentori dovevano essere messi in ferie o a lavorare in sede: se decidevano di non recarsi in Ateneo dovevano necessariamente andare in ferie. L’Università Niccolò Cusano ha pagato tutti ogni mese fino all’ultimo centesimo. Sottolineo che abbiamo tenuto diverse persone in ferie retribuite anche quando le stesse avevano consumato i giorni maturati”.