Nuova condanna in sede civile per il governo italiano in relazione al terremoto a L’Aquila. A tredici anni dal tragico incidente, il Tribunale Civile del capoluogo abruzzese ha condannato la presidenza del Consiglio dei Ministri ad un risarcimento da 6 milioni di euro, da versare a 20 parti civili.
Nel mirino della giustizia le rassicurazioni prospettate da Bernardo De Bernardinis, ex vicecapo del Dipartimento nazionale della Protezione civile, già condannato con sentenza passata in giudicato a 2 anni di reclusione. Soltanto lo scorso dicembre il governo aveva dovuto risarcire 8 milioni ad altre 30 parti civili.
Proprio pochi giorni prima del sisma del 6 aprile 2009, De Bernardinis aveva rassicurato la popolazione aquilana, da tempo alle prese con uno sciame sismico: secondo il Dipartimento di Protezione civile non c’era nulla da temere. Per questo motivo gli aquilani rimasero in casa invece che trovare riparo all’esterno. Secondo la corte, dunque, la parola dell’ex numero due della Protezione sarebbe stata decisiva nel “condizionare le abitudini della popolazione”.
Una condotta che avrebbe così contribuito al disastro, con un bilancio di oltre trecento vittime, migliaia di feriti e decine di migliaia gli abitanti costretti a lasciare le loro abitazioni.
Condanna al governo per il terremoto a L’Aquila, risarcimento diviso in base ai danni subiti
Sin dal 2010 gli avvocati del Foro dell’Aquila Maria Teresa di Rocco e Silvia Catalucci si erano fatti portavoce di una vera e propria battaglia legale con lo Stato. I legali avevano deciso di intraprendere l’azione civile anziché quella penale, nei riguardi della presidenza del Consiglio dei Ministri in quanto la Commissione Grandi Rischi, che aveva tranquillizzato la popolazione, è suo organo consultivo.
Nella sentenza, il giudice Baldovino De Sensi ritiene raggiunta la prova del nesso causale tra le dichiarazioni di De Bernardinis e la morte o il ferimento di chi ha fatto causa. Il risarcimento delle parti offese, ossia i familiari delle vittime, non è stato suddiviso in parti uguali, ma in base ai danni subiti.