Blitz alla Prefettura di Vibo Valencia nell’operazione denominata “Olimpo” dove sono coinvolti anche due funzionari finiti ora ai domiciliari.
Si tratta di Rocco Gramuglia di 54 anni, originario di Barritteri, una frazione di Seminara, segretario del prefetto di Vibo e Michele Larobina di 65 anni originario di Arena.
I due sono accusati di rivelazione di segreti d’ufficio (relativa all’istruttoria di un’informativa interdittiva antimafia) in favore dell’imprenditore Costantino Trimboli che risulta indagato ma a piede libero.
Secondo l’accusa, Costantino Trimboli, in qualità di titolare di fatto della società F94 Srl, deputata alla gestione di strutture turistiche adibite al servizio di accoglienza migranti per il tramite dell’associazione “Monteleone Protezione Civile”, accreditata presso la Prefettura di Vibo Valentia provvedeva anche a tutti i servizi di alloggio per gli extracomunitari, in violazione però del divieto di cessione totale o parziale di subappalti.
L’accusa mossa dalla Dda e dalla polizia riguarda quindi la rivelazione dell’esistenza di un’ istruttoria relativa ad un’interdittiva antimafia a carico della Cooperativa Sociale “Monteleone Servizi” e di dettagliati elementi informativi sulla F94 Srl ed in particolare sulle figure di Trimboli Costantino, in veste di socio e padre dell’amministratore unico della società, Trimboli Francesco e di Zinghini Lucy, moglie di Trimboli Costantino e amministratore unico della Immobilholiday srl.
Le indagini prendono le mosse da una conversazione, captata in data 3 Luglio 2017, intervenuta tra Larobina Michele e Gramuglia Rocco, durante la quale gli stessi parlavano della ricerca di un documento inerente ad una vicenda che interessava Costantino Trimboli e che investiva una società riconducibile alla moglie dello stesso.
Vibo Valencia blitz alla Prefettura: la seconda accusa mossa a Gramuglia e Larobina
I due funzionari sono inoltre accusati di rivelazione di segreti d’ufficio a Trimboli Costantino, aventi ad oggetto il numero di domande pervenute con riferimento ad un bando di gara per l’affidamento dei servizi di accoglienza a favore di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale.
In questo caso, però, ad avviso del gip, non risultano integrati i gravi indizi di colpevolezza perché la legge sugli appalti pubblici “prescrive che non può essere comunicato a terzi l’elenco dei soggetti che hanno presentato offerte; ne deriva allora che, applicando tali principi al caso di specie, non può ritenersi integrato il reato di rivelazione di segreti d’ufficio, consistente, secondo la prospettazione accusatoria, nella condotta del Gramuglia che ha rivelato al Trìmboli unicamente il numero delle domande depositate.
Tale condotta, infatti, evidenzia il gip, oltre a non aver disvelato l’effettivo e nominativo elenco dei soggetti che avevano presentato offerte, non consente di prefigurare la causazione di un ipotetico danno alla pubblica amministrazione”.
Tra i nomi spunta anche quello dell’ex assessore regionale Stillitani
Tra i nomi degli indagati nel blitz di Vibo Valencia che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari disposte a carico di 56 persone, spunta anche l’ex assessore regionale calabrese e imprenditore Francescantonio Stillitani, di 70 anni, insieme al fratello Emanuele di 68, entrambi arrestati nell’ambito dell’operazione “Imponimento” e da poco tornate in libertà.
Tra gli arrestati in carcere c’è anche Gianfranco La Torre, sindacalista di Ricadi. Molto attivo non solo nell’universo sindacale, ma anche nella politica, La Torre è consigliere nazionale del patronato Acai-Enas. Vicino al centrodestra, e in particolar modo all’ex consigliere regionale Alfonsino Grillo ed in passato è stato anche vice sindaco del Comune di Ricadi e consigliere provinciale.
Gianfranco La Torre è indagato per il reato di tentata estorsione pluriaggravata, in concorso con il boss Diego Mancuso di Limbadi, Davide Surace di Spilinga, Paolo Ripepi di Ricadi, Peppone Accorinti (il boss di Zungri) e Costantino Gaudioso di Zungri.