Moda social: la nuova challenge si chiama bus surfing. La sfida consiste proprio nel saltare sul retro di un mezzo pubblico in movimento e restare attaccati in piedi sul paraurti posteriore per più tempo possibile senza che il conducente se ne renda conto. Il tutto filmato da amici o semplici passanti che poi pubblicano queste ‘mirabolanti imprese’ sui social sfidando magari qualcuno. Diversi i casi negli ultimi giorni nella provincia di Lodi.

Moda social: i casi di bus surfing

Gli ultimi episodi saliti alla ribalta arrivano entrambi dalla provincia di Lodi. Venerdì 20 gennaio il primo caso con un giovane che è rimasto attaccato ad un autobus per almeno sette chilometri, dalla fermata del Bennet di Pieve Fissiraga a quella di via Cavour di Sant’Angelo Lodigiano. Il ragazzo poco prima di cimentarsi con questa ‘impresa’ era a bordo del pullman ma i controlli lo hanno fatto scendere essendo sprovvisto di biglietto, una volta a terra la pericolosa decisione. Nemmeno una settimana e sempre sulla trafficata strada 235 compare un altro caso sul web. Il mezzo coinvolto è una corriera della linea Star Mobility, solita procedura con un ragazzo che sbuca da un cespuglio e si attacca al retro del mezzo sotto l’obiettivo di uno smartphone.

A rischio però non solo la salute del ragazzo che compie il gesto, da tenere in considerazione ci sta anche l’autista del pullman o i guidatori delle vetture che lo seguono. Proprio i conducenti sono i primi a protestare contro questo fenomeno come testimoniano al ‘Corriere della Sera’: “Da tempo continuiamo a segnalare episodi del genere ma nessuno ha mai fatto nulla. Servono controlli e sanzioni per disincentivare un fenomeno così stupido e pericoloso“.

Un appello arriva anche da Gabriele Mariani, direttore Operations di Autoguidovie, principale gruppo di trasporto del lodigiano: “Servono cultura e campagne informative. Dal punto di vista più strettamente tecnologico noi investiamo molto sulla sicurezza, ma è chiaro che soluzioni per individuare chi compie questo gesto è molto difficile. Non dimentichiamoci che gesti come aggrapparsi a un pullman non sono privi di conseguenze. Forse si sottostima il pericolo: i bus, che sono di grandi dimensioni, viaggiano nel traffico, sono soggetti a frenate e accelerazioni, possono transitare su strada con buche, possono essere soggetti a incidente. La caduta è possibile e può essere fatale. Ecco perché chiediamo la collaborazione di tutti: segnalate, denunciate condotte di questo tipo, invece di riprenderle per postarle sui social. Ne va della sicurezza di tutti”.

Una tendenza già vista

Il fenomeno si è diffuso per la prima volta nelle grandi capitale europee con video che arrivavano da Londra e Berlino. Le prime testimonianze in Italia risalgono al 2020 con una serie di filmati realizzati a Milano con i giovani attaccati ai tram e agli autobus. In rete infatti sono comparsi molte clip: due ragazzi attaccati al tram; un giovane su uno skateboard che si regge al portellone posteriore dei un bus; su un altro tram di giovani aggrappati se ne contano tre mentre un complice filma dalla strada. Si aggiungono anche tutti coloro che utilizzano i mezzi pubblici semplicemente per farsi trainare mentre sono a bordo di biciclette, skateboard, pattini o monopattini.

In Trentino era scattato invece l’allarme per il “train surfing” dopo che due writer si erano aggrappati all’ultima carrozza di un convoglio nella tratta da Bolzano a Merano mentre un drone testimoniava il loro gesto. Fortunatamente il capotreno si è reso conto dela situazione e aveva azionato il freno di emergenza per interrompere la corsa del convoglio. I ragazzi di 17 anni sono scappati via per poi essere comunque individuati dalla Polizia Ferroviaria e denunciati per interruzione di pubblico servizio, danneggiamento e imbrattamento.