Maxi confisca di beni per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro per un imprenditore di Brescia. Il provvedimento di sequestro del patrimonio mobile ed immobile è stato convalidato e reso definitivo dal giudizio della Cassazione.

L’imprenditore, il 60enne Sandro Monteleone, era accusato di vari reati di natura fiscale e contro il patrimonio e per tali motivi la “Sezione Autonoma Misure di Prevenzione” del tribunale di Brescia aveva ottenuto la confisca dei beni già il 13 Maggio 2021 come sentenza di primo grado.

Ora, la Suprema Corte ha convalidato la condanna in seguito ad una attenta e profonda attività di accertamento condotta dalla Procura di Brescia in collaborazione con il G.I.C.O. del nucleo economico-finanziaria della Guardia di Finanza.

Gli accertamenti avevano fatto emergere una notevole discrepanza tra la condizione economico-patrimoniale realmente denunciata e il suo effettivo elevato tenore di vita.

Nello specifico gli inquirenti avevano ricostruito varie attività illecite messe in atto dall’imprenditore fin dal 2004 evidenziando anche “una specifica pericolosità sociale di natura economico-finanziaria”. In questo periodo l’imputato aveva eseguito opportune manovre giuridiche, finanziarie e patrimoniali con fittizie intestazioni di beni al fine di mascherare la sua reale disponibilità patrimoniale. Ciò sarebbe poi stato confermato proprio dall’incompatibilità del lussuoso tenore di vita della sua famiglia in relazione ai redditi dichiarati dall’uomo.

Il provvedimento definitivo di prevenzione patrimoniale ai danni dell’imputato comprende un insieme di immobili di valenza storica il cui valore è stimato in oltre 4 milioni di euro, alcune opere d’arte, beni d’arredo e orologi di lusso per una cifra di circa 2 milioni, due veicoli e disponibilità finanziarie per un ammontare superiore ai 2,6 milioni.

La Corte di Cassazione ha quindi respinto il ricorso dell’imprenditore presentato dopo il sequestro del patrimonio deliberato già nel Maggio del 2021 e ha reso la sentenza definitiva.

Brescia maxi confisca ad imprenditore: una “fabbrica dell’evasione fiscale”

Gli inquirenti hanno accertato che Sandro Monteleone fosse uno specialista dell’evasione fiscale. La sua attività era finita sotto la lente di ingrandimento della Guardia di Finanza in un’operazione definita “Evasione continua”.

L’uomo, con la collaborazione di alcune persone di fiducia come Stefania Franzoni e Massimo Battezzi, aveva già realizzato un enorme produzione di fatture false da circa mezzo miliardo di euro, da cui sarebbero stati ricavati almeno 80 milioni esentasse.

Oltre a questa attività illecita, Monteleone avrebbe evaso ingenti somme al fisco non dichiarando il vero per anni nelle dichiarazioni dei redditi. L’indagine ha stimato che per ogni euro realmente dichiarato, l’imprenditore fosse in possesso di almeno altri venti di cui lo Stato non era a conoscenza.

Una vera e propria collaudata organizzazione volta ad evadere le imposte. Fondamentale nella attività illecita e nella produzione di fatture false la figura di Stefania Franzoni, 52enne commercialista bresciana.

E proprio nel suo studio, Franzoni e Monteleone avrebbero coordinato le operazioni di sottrazione ai tributi erariali. Dalle ricostruzioni della Guardia di Finanza, l’organizzazione, attraverso centinaia società di comodo radicate anche all’estero e opportuni prestanome, avrebbe offerto ai clienti servizi tributari illeciti.

L’attività era volta a realizzare fatture di operazioni inesistenti e crediti fittizi da utilizzare indebitamente in compensazione.

L’indagine aveva evidenziato la collusione di decine di persone, tra questi anche un ex consigliere comunale e perfino un prete.

Nel 2021 per lei e per Monteleone la procura aveva ottenuto il trasferimento in carcere. Al primo grado di giudizio emesso con rito abbreviato i due erano stati condannati ad 8 anni di reclusione.

Allo stesso processo altre 13 persone erano coinvolte: tra essi c’era Massimo Battezzi, condannato a 4 anni e 8 mesi di carcere. Simili pene erano state disposte per altri 4 soggetti, mentre in 8 avevano ottenuto l’assoluzione.