Uccidere Donald Trump con una pozione mortale. È quello che ha tentato di fare una donna di 55 anni, tale Pascale Cecile Veronique Ferrier, residente in Canada e con la doppia cittadinanza francese. Ad ammetterlo è stata lei stessa dopo che il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti d’America stava indangando sul caso.
Una pozione mortale per Donald Trump: cos’è successo
Secondo quanto riporta l’AGI: nel 2020 la donna avrebbe preparato questo composto tossico dalla sua casa canadese, a Montreal, e l’avrebbe inviato, tramite lettere, all’allora Presidente degli Stati Uniti nonché a otto rappresentanti della legge in Texas. Ci sarebbe la vendetta alla base del singolare gesto: Pascale Cecile Veronique Ferrier, infatti, l’anno prima era stata arrestata in Texas e tenuta in prigione per dieci settimane. L’esperienza deva averla turbata al punto da spingerla ad architettare il diabolico piano: aveva spalmato la sostanza nelle buste contenenti le lettere e destinate a Trump ed alle altre otto persone e nel 2020, a poche settimane dalle elezioni presidenziali, le aveva inviate. Le indagini hanno fatto emergere un eccessivo livore della donna nei confronti dell’ex Presidnete tanto che sui social, mentre organizzava il piano di uccisione, postava commenti come “qualcuno dovrebbe sparare in faccia a Trump“.
Com’è andata
Le lettere erano state spedite dal Canada, ma poco dopo la donna era stata fermata al confine con gli Stati Uniti, all’altezza di Buffalo, perché trovata in possesso di alcune armi, tra cui una carica, trecento munizioni e una patente del Texas contraffatta. Tornando alle lettere: il piano non è andato in porto. Queste, infatti, vennero intercettate il 18 settembre, due giorni prima di essere consegnate ai destinatari, tra cui quella diretta alla Casa Bianca.
Quest’ultima includeva parole particolarmente violente. La donna si rivolgeva al Presidente come un “Pagliaccio tiranno” e – ha scritto – diceva di avere in serbo un “regalo speciale” per lui. ll messaggio si concludeva con la minaccia di “trovare una ricetta migliore per un altro veleno”. “O potrei usare la mia pistola – aveva aggiunto – quando sarò in grado di venire”. Tutte le lettere erano firmate “Free Rebel Spirit”, cioè spirito ribelle e libero.
Davanti alla corte federale di District Columbia, quello della capitale Washington, la canadese ha ammesso tutte le sue responsabilità, sia nei confronti di Trump sia verso i rappresentanti della legge in Texas. La sentenza è attesa per il 26 aprile: data in cui la giudice Dabney Friedrich ha fissato l’udienza.
I dettagli della sostanza mortale
Il lavoro della scientifica ha portato alla luce il tipo di veleno applicato alle lettere: ricino (o ricina). Trattasi di una proteina mortale, tra le più tossiche, prodotta da erbe particolari che possono provocare gravi conseguenze al solo contatto: vomito, dolori allo stomaco e sanguinamento. L’ingestione anche in piccole dosi può portare alla morte. Questa tossina veniva usata dagli agenti del Kgb, i servizi segreti dell’Unione Sovietica, negli anni ’70.