Nei famosi “pizzini” ritrovati nel covo di Provenzano, emerge tutta la personalità di Matteo Messina Denaro. Su questi foglietti, il boss ha utilizzato il linguaggio tipico della mafia e ha lasciato una sorta di testamento al suo caro “zio Bernardo”.

Cosa c’è scritto sui pizzini di Messina Denaro?

Lo stragista di Castelvetrano ha scritto su questi foglietti personali riflessioni sulla vita, sul denaro e sulla famiglia. In uno di questi pizzini si legge:

I soldi non sono tutto perché si può essere uomini senza una lira e si può essere pieni di soldi ed essere fango.

In alcuni estratti, i pensieri di Messina Denaro sono più strategici e parlano delle indagini di magistratura e delle forze dell’ordine che cercano di fare terra bruciata attorno a ‘Cosa Nostra’. 

Purtroppo non posso aiutarla perché a Marsala al momento non abbiamo più a nessuno, sono tutti dentro, pure i rimpiazzi e i rimpiazzi dei rimpiazzi.

Spiega il boss in un messaggio a ‘Zio Bernardo’ (ovvero Bernardo Provenzano). Nei pizzini si leggono anche parole come “onestà” e “comprensione” che suonano alquanto male se si pensa agli omicidi commessi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia. 

I messaggi inviati a Bernardo Provenzano

Per Messina Denaro, si legge nei pizzini, ‘zio Bernardo’ è “il garante di tutti e di tutto” che si adopera “per l’armonia e la pace per tutti noi”. Un altro foglietto recita:

Lei è sempre nel mio cuore e nei miei pensieri, se ha bisogno di qualcosa da me è superfluo dire che sono a sua completa disposizione e sempre lo sarò. La prego di stare sempre molto attento, le voglio troppo bene”.

Ricordiamo che Provenzano è stato mandante delle stragi più atroci, da quella di Capaci a quella di via d’Amelio, nel 1992, in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e degli attentati ‘politici’ del ’93, con le autobombe a Firenze, di Roma e Milano.