Morte Diana Pifferi  – Uno dei casi più tristi dello scorso luglio, quello di Diana Pifferi, la bimba morta di stenti, poiché lasciata sola in casa per sei giorni dalla madre. Tanti sono stagli gli aggiornamenti, i commenti, lo sdegno degli ultimi mesi che hanno accompagnato le indagini.

Arriva pubblicamene oggi l’ultima notizia: non ci sono tracce di tranquillante sul biberon della piccola. Questo il risultato delle analisi eseguite durante l’incidente probatorio. Il processo alla madre, Alessia Pifferi, è previsto per febbraio. La madre di Diana è in carcere dal 21 luglio per omicidio volontario aggravato.

Alessia Pifferi, la 37enne arrestata a Milano per omicidio volontario aggravato per aver abbandonato per sei giorni in casa la piccola Diana, la figlia di un anno e mezzo morta di stenti, arriva in tribunale a Milano, 14 ottobre 2022.

Morte Diana Pifferi, la piccola è stata drogata?

Non ci sono tracce di benzodiazepine (dunque di tranquillanti) nel biberon ritrovato accanto al corpo di Diana Pifferi, la piccola di 18 mesi morta lo scorso luglio, a Milano.

Questa fase d’indagine aveva la finalità di chiarire se la piccola fosse stata “drogata” da sua madre Alessia, attualmente in carcere, accusata di omicidio volontario pluriaggravato.

Una prima ipotesi, infatti, aveva sostenuto la possibilità che la madre avesse fatto assumere alla piccola dei tranquillanti affinché quest’ultima non allarmasse i vicini con il suo pianto o i suoi lamenti. Ricordiamo che tracce di benzodiazepine erano state trovate nei capelli.

La perizia dichiarata da Fabrizio Filice, gip di Milano, esclude dunque la validità di questa pista.

I periti sono arrivati alle conclusioni effettive per ciò che riguarda questo ambito specifico del caso Diana Pifferi:
“L’analisi del contenuto della bottiglietta” e del biberon “non ha evidenziato la presenza di composti di interesse tossicologico.”

Gli accertamenti sono stati eseguiti, oltre che sul biberon, su una bottiglietta d’acqua, su un pannolino, un materasso e su un cuscino. Non sono state riscontrate tracce di tranquillanti, fatta eccezione per una bottiglietta di En (si tratta proprio di un tranquillante) ritrovata all’interno dell’abitazione.

Morte Diana Pifferi la difesa esclude premeditazione

Cosa dice la difesa? I legali vogliono precisare che tale dettaglio era già emerso in precedenza e che ciò basterebbe a dimostrare una mancata premeditazione nel concreto da parte dell’imputata, Alessia Pifferi.

I legali Solange Marchignoli e Luca D’Auria hanno spiegato nello specifico quanto segue:

“La difesa di Alessia Pifferi non si stupisce dell’esito dell’incidente probatorio, che tra l’altro era già stato in parte anticipato dalle risultanze dell’esame autoptico sulla bambina. L’assenza di benzodiazepine nel biberon e nella bottiglietta di acqua dimostra che Alessia è sempre stata genuina nel suo racconto e, sul piano giuridico, che la premeditazione manca di elementi concreti”.

E’ possibile ipotizzare che ci sia stata una contaminazione involontaria, dunque non una vera e propria somministrazione avvenuta direttamente, che ha portato poi a rilevare una certa quantità di benzodiazepine nelle analisi medico legali.

Una lunga agonia, la madre a rischio ergastolo

Agli esperti sembra chiaro che la piccola Diana abbia sofferto e fronteggiato giorni di lunga agonia. Dall’autopsia si rileva una grave disidratazione, resa peggiore dalle alte temperature estive del periodo in cui è stata lasciata sola: con finestre sigillate, in mancanza di cibo o di acqua, senza aria condizionata o assistenza. Privata delle minime cure e soccorsi, Diana è morta. Nel suo stomaco sono stati ritrovati frammenti del suo stesso pannolino.

Ricordiamo come si espresse in merito Alfredo Antoniozzi, il vicecapogruppo di Fdi alla Camera:

“I particolari che emergono sul caso della piccola Diana Pifferi, morta per abbandono da parte della madre a soli 18 mesi, sono raccapriccianti” ha proseguito dicendo:

“Si tratta di una sconfitta per ognuno di noi quando una bambina muore in questo modo e si trovano brandelli di pannolino nello stomaco – commenta Antoniozzi -, non siamo certo contenti delle aggressioni subite in carcere dalla signora Pifferi, perché il carcere deve essere luogo di civiltà e di recupero, ma non partecipiamo al coro di chi invoca infermità inesistenti per un delitto veramente atroce”.

I pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro entro fine febbraio chiederanno il processo con rito immediato per Alessia Pifferi. Si procederà alla Corte d’Assise. La donna rischia l’ergastolo.