Che gli stipendi percepiti dai docenti italiani siano i più bassi in Europa è noto a tutti, anche al Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che oggi è intervenuto al meeting “Italia 2023: Persone, Lavoro, Impresa”. Una serie di 8 incontri organizzati in collaborazione con il gruppo Gedi e ai quali parteciperanno gli esponenti del mondo delle istituzioni, della finanza e dell’impresa. Tra le proposte avanzate dal ministro quelle di finanziare le scuole pubbliche anche con fondi privati, garantire (tramite contratto) l’ingresso nelle aule scolastiche di figure professionali reclutate nel mondo delle aziende e utilizzare l’autonomia per pagare di più i prof che lavorano nelle zone in cui più alto è il costo della vita, senza per questo smantellare il contratto nazionale.
Valditara: “Stipendi dei docenti più alti dove il costo della vita è maggiore”. Ecco cosa ha detto il ministro
Il dibattito si è focalizzato in primis sull’importanza dell’insegnamento delle materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) per la formazione delle nuove generazioni e la loro centralità nell’innovazione del Paese. Un punto molto caro al ministro: “Il vero tema dello sviluppo è questo, anche per consentire ai ragazzi di trovare un lavoro che possa realizzarli. Ci sono moltissimi posti non coperti per mancanza di qualifiche. Agire sull’orientamento, informare famiglie e studenti sull’offerta del mondo del lavoro. Poi bisogna agire sul fronte delle qualifiche, consentendo alle scuole di dotarsi di professionisti tratti anche dal mondo delle aziende”, ha detto. “Dobbiamo anche tirar fuori i talenti, personalizzare l’apprendimento proprio per evitare una dispersione, per evitare che dei talenti possano sprecarsi. La piattaforma che sto preparando servirà proprio a questo”, continua. Per quanto riguarda l’alternanza scuola lavoro “si tratta di qualcosa di fondamentale, in altri Paesi è addirittura prevalente in confronto alla formazione disciplinare. Voglio proporre di avere un elenco di aziende certificate. I tutor devono essere ben formati, i ragazzi non possono essere lasciati soli. Daremo anche buone pratiche sulle verifiche da fare prima che l’azienda e la scuola stipulino una convenzione”, ha detto il ministro, ribadendo anche come sia necessario “far entrare nella nostra scuola il valore del lavoro, che è stato espulso. Un altro tema importante è quello delle soft skills, la capacità di organizzarsi, di lavorare in team. Tutte quelle competenze che consentono di inserirsi bene nel percorso lavorativo”. Sull’intelligenza artificiale: “Non dobbiamo averne paura, ma dobbiamo governarla. Sappiamo bene che cambierà la nostra società. Non possiamo tenerla fuori dalle scuole, significherebbe non formare i ragazzi al futuro”, ha risposto. Infine il passaggio forse più importante, quello relativo agli stipendi medi dei docenti in Italia, assolutamente inadeguati agli impegni e alla mole di lavoro a cui devono far fronte. “Dobbiamo anche lanciare un’altra grande sfida per trovare risorse per la scuola e per gli insegnanti. Un insegnante di matematica è pagato 1500 euro, per una formazione dura, difficile, che per la società è molto richiesta. Non è un salario competitivo. La nostra grande sfida è anche trovare risorse nuove, che magari coinvolgano enti privati. Il problema, però, non è solo italiano”, ribadisce Valditara. Per quanto riguarda il tema degli insegnanti di sostegno per il ministro “deve insegnare solo chi ha un’adeguata formazione. Non si può fare come negli scorsi anni in situazioni di emergenza, quando anche laureati in giurisprudenza hanno insegnato sostegno”.