Il tema migranti della Libia torna a tenere banco nell’esecutivo, in particolare per quanto riguarda la gestione degli sbarchi e della ripartenza di alcuni gommoni. Si parla, tra le altre cose, anche dei salvataggi in mare anche sul fronte Geo Barents, con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che è tornato a parlare del tema migranti.
L’occasione, oltre a quella della gestione degli sbarchi, è quella del salvataggio in mare di 69 persone da parte proprio della Geo Barents, imbarcazione alla quale è stato indicato La Spezia come porto di sbarco. “Dista 100 ore di navigazione da dove ci troviamo in questo momento”, lamenta Medici senza frontiere. Ecco come si è espresso il ministro Piantedosi:
“C”è questa coincidenza astrale: la presenza delle imbarcazioni delle ong, insieme alle condizioni climatiche, fanno ripartire i gommoni dalla Libia, anche quelle più fragili – spiega -. Noi ci lamentiamo di questo, loro si lamentano della lunga percorrenza”. Secondo Piantedosi, “il naufragio e il salvataggio sono qualcosa di occasionale e non una ricerca sistematica che induce alle partenze. La presenza delle ong, guarda caso, fa ripartire i gommoni, non le barche strutturate. Questo è il dato fattuale che registriamo”.
Migranti in Libia, l’allarme di Medici Senza Frontiere
Il tema, bene o male, è sempre il medesimo e non coinvolge solo la questione migranti in Libia. Spesso, nell’ultimo periodo, ci troviamo davanti a una nave Ong che incrocia la guardia costiera libica e, davanti a questo incontro, il rischio è quello della minaccia di allontanamento o, in casi estremi, di attacco. Esattamente quanto accaduto alla nave Ong Geo Barents che si è trovata per qualche tempo in zona Sar libica. Si tratta di uno snodo cruciale della rotta del Mediterraneo centrale.
«Il team di Msf a bordo della Geo Barents è stato testimone di un respingimento da parte della Guardia costiera libica di un’imbarcazione in difficoltà in acque internazionali – informa la Ong Medici senza frontiere – Mentre ci avvicinavamo per aiutare le persone e portarle in salvo, hanno minacciato di sparare».
Gli agenti avrebbero risposto intimando più volte alla nave di “restare alla larga” dall’imbarcazione in difficoltà, affermando che in caso contrario avrebbero “aperto il fuoco”, un monito accompagnato anche da insulti. Pochissime ore dopo un’altra barca in gravi condizioni è stata avvistata sempre dalla stessa Ong, con le operazioni di salvataggio che hanno permesso il salvataggio di tante persone. L’imbarcazione era stata segnalata da Sea Bird2 (l’aereo della Ong Sea Watch, ndr).