Si torna a parlare di lockdown in Corea del Nord, dove le autorità di Pyongyang avrebbero disposto, secondo quanto riportato da fonti locali, una chiusura generalizzata di cinque giorni a causa dell’aumento dei casi di una “malattia respiratoria non specificata”. Già ieri il media NK News, con sede a Seul, riferiva di persone, informate dell’imminente chiusura, intente a fare scorte di merci. L’avviso emesso dal Governo non menzionerebbe il Covid-19 che, stando alle autorità locali, sarebbe già stato sradicato dal territorio nazionale lo scorso agosto.
Corea del Nord lockdown: disposti cinque giorni di chiusura a Pyongyang
L’avviso emesso dal Governo, citato da NK News, sarebbe il primo dopo otto mesi e avrebbe disposto un lockdown di cinque giorni per la Capitale Pyongyang a causa dell’aumento dei casi di una “malattia respiratoria non specificata”. La stessa testata, del resto, aveva già riferito che molte persone, probabilmente informate dell’imminente chiusura, si erano recate a fare scorta di merci, col timore forse che le misure restrittive possano prolungarsi oltre il periodo indicato dalle autorità nordcoreane. Per il momento ai residenti sarebbe stato chiesto di restare in casa fino a domenica, sottoponendosi a controlli di temperatura più volte al giorno. Dettagli che fanno pensare che potrebbe trattarsi di Covid-19, anche se l’avviso non menziona la malattia. Lo scorso agosto, il Paese di Kim-Jong-Un aveva dichiarato di aver completamente sradicato il virus dal suo territorio; un’affermazione che gli esperti hanno definito “altamente non plausibile”. Negli scorsi giorni, la televisione di Stato avrebbe inoltre mostrato ai cittadini un documentario sulla gestione nordcoreana della pandemia, evidenziando la “grande vittoria della quarantena” durante la crisi sanitaria, passando in rassegna tutte le misure di contenimento imposte dalle autorità e le testimonianze dei sopravvissuti alla malattia. Non è chiaro quante persone abbiano contratto il virus in Corea del Nord; gli unici dati diffusi dalle autorità in questi mesi sarebbero quelli dei pazienti con febbre: circa 4,77 milioni su una popolazione di 25 milioni circa.
In Italia continuano a scendere contagi, ricoveri e decessi
Secondo il rapporto indipendente della Fondazione Gimbe relativo alla settimana dal 13 al 19 gennaio, si registra intanto, in Italia, una diminuzione dei nuovi casi (51.888 contro 84.060) e decessi (495 contro 576) rispetto allo scorso bollettino. In calo anche le persone attualmente positive (300.050 contro 353.643), le persone in isolamento domiciliare (294.820 contro 346.912), i ricoveri con sintomi (5.003 contro 6.421) e le terapie intensive (227 contro 310). Per quanto riguarda la campagna vaccinale, “i numeri documentano che la popolazione suscettibile è di oltre 23,82 milioni, al netto di chi ha contratto l’infezione da meno di 120 giorni. Oltre ai 6,25 milioni di persone mai vaccinate, ce ne sono ben 5,77 milioni che non hanno effettuato il primo richiamo (terza dose). Ma soprattutto, per ciò che riguarda la prevenzione della malattia grave, 11,8 milioni di anziani e fragili non hanno ricevuto la quarta dose (secondo richiamo) e 2,5 milioni non hanno ricevuto il terzo richiamo (quinta dose), raccomandato ad over 80, ospiti RSA e over 60 con fragilità per patologie concomitanti o preesistenti”, ha sottolineato il presidente, Nino Cartabellotta. Al 20 gennaio, sono 5.816.775 le quarte dosi somministrate, con una media mobile di 10.078 somministrazioni al giorno, sostanzialmente stabile rispetto alle 9.922 della scorsa settimana (+1,6%). Il tasso di copertura nazionale è quindi al 30,4% con nette differenze regionali: dal 13,7% della Calabria al 43,9% del Piemonte. La platea aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,8 milioni possono riceverlo subito, 1,5 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,8 milioni l’hanno già ricevuto.