Medici in pensione a 72 anni anni per far fronte alla cronica mancanza di organico. La proposta ha fatto letteralmente spuntare i capelli bianchi ai sanitari, già oberati di lavoro e non più giovanissimi (l’età media dei professionisti che hanno in cura gli italiani è infatti di 56 anni e, qualora il decreto venisse convertito in legge, aumenterebbe ancora di più). I due emendamenti al decreto Milleproroghe sono stati presentati da Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni cerca in questo modo di rimediare alla mancanza di sanitari e chirurghi.

Per i medici arriva la proposta di far slittare la pensione a 72 anni. Ecco cosa prevedono i due emendamenti al decreto Milleproroghe presentati da Fdi in Senato

Gli emendamenti presentati al Senato prevedono la possibilità per i medici di restare in servizio fino al 31 dicembre 2026, in deroga ai limiti delle attuali norme per l’uscita dal lavoro. Non è la prima volta che se ne parla: in fase di definizione della legge di Bilancio la maggioranza aveva già pensato a un provvedimento simile, ma poi era saltato per mancanza di copertura finanziaria. Adesso la nuova (ma neanche troppo) proposta che vede il raggiungimento dell’età massima pensionabile per medici e chirurghi a 72 anni con specifico riferimento al personale medico del Servizio sanitario nazionale, dipendente o convenzionato e ai docenti universitari in medicina e chirurgia. Non solo: c’è anche l’idea di estendere la proroga dei contratti al personale assunto durante le prime ondate pandemiche per tutto quest’anno, “inclusi gli specializzandi iscritti all’ultimo e al penultimo anno di corso delle scuole di specializzazione, reclutati durante l’emergenza Covid”, si legge nel decreto. L’obiettivo, si è detto, è far fronte alla carenza di personale, consentendo contemporaneamente l’aumento dei laureati in medicina con le varie specializzazioni, per garantire la continuità nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza e accorciare le liste d’attesa. Per l’intersindacale medica di cui fa parte la Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, si tratta di una “proposta indecente, un colpo di mano in una sede legislativa inappropriata, un regalo a potenti lobbies universitarie, con il pretesto della grave carenza di medici”. Secondo i sindacati, infatti, “una proposta del genere non solo non riduce il ricorso alle cooperative per il lavoro notturno e festivo, interessando personale che notoriamente non lavora di notte e di domenica, ma produce congelamento delle carriere e delle assunzioni negli ospedali, con un danno consistente per le donne e i giovani, in un momento in cui il numero di contratti di formazione specialistica registra un notevole incremento”, affermano. Le organizzazioni sindacali dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn, dunque, fanno appello al Parlamento “per bocciare un provvedimento iniquo che confonde il maquillage con la sostanza, provando a nascondere un altro duro colpo alla sanità pubblica”, si legge nella nota ufficiale. Ma proteste arrivano anche dall’Ordine de medici: Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici), “se l’intento di questa norma nel Milleproroghe è quello di colmare la carenza di personale, è una misura inefficace. La soluzione vera è quella di rendere attrattivo il sistema”. La misura, infatti, potrebbe avere un senso se finalizzata a dare una boccata di ossigeno temporanea in attesa dell’ingresso di nuovi specialisti. Secondo il presidente della federazione, quindi, “meglio un medico ultrasettantenne, ma abilitato e con esperienza, di un medico extracomunitario assunto senza certezza dei suoi titoli, della conoscenza della lingua italiana e non iscritto ai nostri ordini, o di un altro professionista messo a fare il lavoro del medico”. Una sorta di “male minore” che però non risolve l’emergenza del Servizio sanitario nazionale.